preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
"Vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione". È la gioia di Dio e di tutto il paradiso che oggi viene solennemente proclamata. Peccato che tale gioia non sia sempre condivisa dagli uomini! Ciò accade forse perché noi, nei confronti degli altri esigiamo la giustizia e per noi stessi invece la misericordia. L'intensità della gioia di ritrovare ciò che era perduto è proporzionata all'amore che abbiamo per ciò che si è perso. Ciò si può sperimentare anche nelle nostre esperienze umane. Esulta il pastore che ritrova la pecora smarrita e vuole rendere partecipi del suo gaudio anche gli amici. Dio ci ama di un amore immenso ed incontenibile. Tutta la storia della salvezza ne è una chiarissima e splendida dimostrazione. Dal momento del peccato il Signore si è messo alla ricerca dell'uomo, nudo, spaurito e fuori del paradiso terrestre. In Gesù l'opera divina ha trovato il suo culmine quando per ritrovare l'uomo e redimerlo dal peccato ha immolato se stesso sulla croce. La gioia poi è diventata perenne, sicura e garantita nella risurrezione sua e nostra. È diventata la gioia pasquale!
Un giorno a Sceta si scoprì che un confratello aveva peccato; gli anziani si riunirono e mandarono a chiamare l'Abba Mosè, dicendogli di venire; ma quello non volle andare. Allora il presbitero lo mandò a chiamare dicendo: Vieni, poiché la comunità dei confratelli ti attende. E quello, levatosi, andò. Tuttavia portando con sé una cesta vecchissima, la riempì di sabbia e se la trascinò dietro. Quelli gli andarono incontro dicendo: Che significa, o Padre? E il vecchio rispose loro: I miei peccati scorrono a profusione alle mie spalle e io oggi sono venuto a giudicare i peccati altrui? Allora essi, sentendolo, non dissero nulla al confratello, e anzi lo perdonarono.
I FRATELLI CHE SI TROVANO MOLTO LONTANO DALL'ORATORIO I fratelli che lavorano molto lontano dall'oratorio e non possono accorrervi all'ora stabilita, e l'abate sa che è veramente così - celebrino l'Opus Dei nel luogo stesso dove lavorano, inginocchiandosi con santo timor di Dio. Così pure i fratelli che sono in viaggio non lascino passare le ore stabilite per l'Ufficio divino, ma lo dicano da soli come meglio possono e non trascurino di rendere a Dio il debito del loro servizio.
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