preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
"Voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia". Solo alla luce della storia di Cristo e della sua Chiesa ci è dato di comprendere il significato recondito di queste parole di Cristo, che risuonano ancora come paradosso e piene di contraddizioni. Il pianto e l'afflizione, nella nostra esperienza umana, sono sempre generati da uno stato di malessere interiore, dal sentirsi inadeguati dinanzi agli impegni della vita, da tutto ciò che contraddice ed ostacola le nostre migliori aspirazioni, ma nessuno di noi è in grado di tramutare la tristezza in gioia e l'afflizione in gaudio. Gesù velatamente fa riferimento alla sua passione, alla sua morte, al suo pianto, ma vuole orientarci verso la gioia della risurrezione, della sua e nostra pasqua. Vuole dirci ancora una volta che misteriosamente, per un disegno arcano di Dio, tutta la fatica dell'uomo, tutto il peso della vita, tutto il dolore del mondo è ormai definitivamente innestato al sacrificio di Cristo, da cui attingiamo, liberati dal peccato, la vera gioia e la definitiva salvezza. Ci parlano di ciò, dopo Cristo, la schiera innumerevole dei santi e dei martiri, anche quei dei nostri giorni.
Abba Epifanio diceva: "La cananea grida forte ed è esaudita, l'emoroissa tace e viene detta beata, il fariseo grida ed è condannato, il pubblicano non apre nemmeno la bocca ed è esaudito".
I SACERDOTI CHE VOLESSERO EVENTUALMENTE ENTRARE IN MONASTERO Se qualcuno dell'ordine sacerdotale chiede di essere accolto in monastero, non si acconsenta troppo presto. Tuttavia, se persiste con insistenza nella sua domanda, gli si faccia capire che dovrà osservare in tutto la disciplina della Regola e che non gli si farà alcuna concessione, in modo che valga per lui ciò che è scritto: «Amico, che sei venuto a fare?» (Mt 26,50 Volg.). Gli si permetta nondimeno di prendere posto dopo l'abate, di dare la benedizione e di celebrare la Messa, sempre che l'abate glielo consenta; altrimenti non pretenda nulla in alcun modo, sapendo di essere soggetto alla disciplina regolare; dia piuttosto a tutti esempio di umiltà.
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