preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
L'immagine allegorica della vite e della vigna è frequente nella Parola di Dio del Vecchio Testamento, in funzione didattica, di ammonimento, di rimprovero. Anche Gesù si serve di questa immagine. Egli aveva raccomandato di credere in lui, ora ci dice di rimanere in lui, come condizione di comunione e di circolazione della vita divina, e di edificazione nostra e altrui. Cristo si identifica con la vite che ha la vita e la comunica. Il Padre è l'agricoltore che ha cura dei tralci e del loro legame con la vite; ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto; quello infruttuoso lo taglia. Noi siamo i tralci. La nostra unione con Cristo e la nostra purificazione avvengono grazie alla sua parola. Siamo esortati a restare in lui; ciò è condizione indispensabile per vivere e portare frutto, che, ricordiamocelo è frutto della linfa vitale che passa dal tronco ai tralci.
Un filosofo chiese a sant'Antonio: Padre, come puoi essere così felice quando sei privato della consolazione dei libri? Antonio rispose: Il mio libro, o filosofo, è la natura, e ogni volta che voglio leggere le parole di Dio, il libro è davanti a me.
GLI ARTIGIANI DEL MONASTERO Qualora poi si dovesse vendere qualcosa dei prodotti degli artigiani, quelli che devono trattare l'affare si guardino bene dal commettere alcuna frode. Si ricordino sempre di Anania e Saffira (cf. At 5,1-11), perché la morte che questi subirono nel corpo, essi e tutti coloro che commettono frode riguardo ai beni del monastero, non abbiano a soffrirla nell'anima. Negli stessi prezzi poi non si insinui il male dell'avarizia, ma si venda sempre a un importo alquanto inferiore a quello corrente tra gli altri secolari, perché in tutto sia glorificato Dio (1 Pt 4,11).
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