preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
“Così dice il Signore: «Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio. Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia”. Ecco come con secoli di anticipo il profeta Isaia preannuncia una Pasqua in Gerusalemme, nella chiesa di Dio, per noi che crediamo nella risurrezione e speriamo in Cristo e nella infinita misericordia di Dio. Subito il salmista ci aiuta a dargli lode: “Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato”; ringraziamo per le nostre rinascite e per tutte le nostre risurrezioni. Ci viene da pensare che quello che il Signore promette in ogni tempo, quello che è il suo progetto, quello che egli vuole per noi, non soltanto si realizza e compie puntualmente, ma perfino che tutto viva nel presente di Dio, nella sua storia, che esula dai nostri calendari in una continuità di incessante amore. Un bell’esempio ci viene dal Vangelo odierno. Un funzionario del re, un pagano diremmo noi, chiede a Gesù di scendere nella sua casa a guarire suo figlio, perché sta per morire. Gesù è la Vita, è il vincitore della morte, è medico e medicina per ogni malattia. Chiede però l’indispensabile apporto della nostra fede e quando la vede e la sente con la costante invocazione, anche dal funzionario, compie il prodigio, concede la grazia. Egli infatti crede alla parola di Gesù, sa che quello che egli ha detto è già fatto: e ne ha conferma: mentre scendeva, gli vengono incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Ecco che ancora una volta l’autore della Vita, colui che è il risorto, dona vita, fa tornare la gioia, spegne nel nostro mondo le voci di pianto e le grida di angoscia. Rimane però sempre vero che la vita vera, la vita non soltanto del corpo, ma anche dell’anima, è frutto di un martirio e di un amore che è giunto fino al morte di croce: Gesù ne è l’autore, ma chiede a noi in modi e momenti diversi, di unirci a quella sua passione per fondere nel migliore compimento il suo martirio con il nostro. Così la nostra fede si sublima nella migliore comunione e così diventiamo partecipi dei doni di Dio.
Pregare senza stancarsi mai.
Un anacoreta divenne vescovo. Pio e pacifico, non correggeva nessuno, sopportando con pazienza le colpe e i peccati di ciascuno. Ora, il suo economo non amministrava correttamente gli affari della Chiesa e alcuni vennero a dire al vescovo: «Perché non rimproveri questo economo così negligente?». Il vescovo differì il rimprovero. L'indomani gli accusatori dell'economo ritornarono dal vescovo, irritati contro di lui. Il vescovo, avvertito, si nascose in qualche parte e arrivando non lo trovarono. Lo cercarono a lungo, lo scoprirono alla fine e gli dissero: «Perché ti sei nascosto?». Egli rispose: «Perché ciò che sono riuscito ad ottenere in sessanta anni, a forza di pregare Dio, voi volete rubarmelo in due giorni».
QUALE DEVE ESSERE IL CELLERARIO DEL MONASTERO Se la comunità è numerosa gli si diano degli aiutanti, in modo che coadiuvato da loro possa adempiere l'ufficio assegnatogli senza perdere la pace dell'anima. Le cose da darsi e quelle da richiedersi si diano e si richiedano nelle ore stabilite, affinché nessuno si turbi o si rattristi nella casa di Dio.
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