preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Iniziamo oggi un nuovo anno liturgico, con la prima domenica di Avvento che ci guiderà verso il santo Natale. Nel nostro cammino chiediamo perché il Signore ci mostri la sua misericordia. Non solo per i peccati ma misericordia come clemenza, come aiuto, come grazia nel cammino. Per molti l'avvenire è motivo di affanno, di tristezza e di paure: significa solo la perdita di faticose conquiste e la distruzione di un passato conquistato a fatica per essere poi proiettati nel baratro della morte. Per chi vive nella fede però è invece sorgente di speranza. “Ecco, verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse”, proclama il Signore. Non si tratta però di promesse generiche; quella che ascoltiamo oggi è la realizzazione della promessa per eccellenza. Riguarda la realizzazione del suo disegno universale di salvezza, mediante l'incarnazione del Verbo. È il preannuncio del Natale! San Paolo in questa prospettiva di fede ci esorta ad abbondare nell'amore vicendevole, per essere saldi e irreprensibili nella santità, memori di quell'Amore che sta per essere riversato su di noi. Gli stessi “segni”, di cui poi ci parla l'Evangelista Luca, ci appaiono non tanto nella loro incomprensibile realtà catastrofica, quanto nell'intensità del “giorno del Signore”, che ci si manifesta nella nostra realtà umana. Gli sconvolgimenti allora saranno più di ordine morale nel ristabilimento della giustizia e della pace che di ordine fisico. È appunto un Avvento ed un evento di strepitosa potenza d'amore divino quello che attendiamo e che vogliamo rivivere come venuta del Signore tra noi. È la salvezza quella che attendiamo, quella che non siamo in grado di produrre per via umana e che solo Dio può realizzare. La vigilanza e la preghiera ci occorrono per accogliere il Salvatore, ma anche per poter godere dei frutti della salvezza e sfuggire definitivamente alle insidie del male.
Abba Epifanio disse: "Ai peccatori che si pentono, come alla peccatrice, al ladrone e al pubblicano, il Signore perdona tutto il debito. Ma ai giusti chiede anche gli interessi. Ecco cosa significa ciò che disse agli apostoli: se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel regno dei cieli".
I MONACI PELLEGRINI E se in seguito vorrà fissare lì la sua stabilità, non si respinga questo suo desiderio, tanto più che nel periodo dell'ospitalità si è potuto ben conoscere il suo tenore di vita. Ma se, mentre è stato ospite, si è dimostrato pieno di esigenze o di difetti, non solo non deve essere aggregato alla comunità, ma anzi gli si dica con garbo di andarsene, perché le sue miserie non contagino anche gli altri. Se invece non è tale da meritare di essere allontanato, non solo se lo chiede lui sia associato alla comunità, ma anche si insista perché rimanga, in modo che gli altri siano edificati dal suo esempio: infatti in ogni luogo si serve un solo Signore e si milita sotto un unico Re.
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