preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Continuando il tema iniziato ieri, Gesù parla del “giorno del Figlio dell'uomo” ossia della sua ultima venuta. Il testo evangelico di oggi ne sottolinea il giudizio, la cui caratteristica è la sorpresa delle cose inaspettate. Il mistero del male sarà all'opera anche in quel giorno. Nonostante l'opera dello Spirito, il pensiero di molti uomini continuerà ad essere rivolto senza posa al male come ai tempi di Noè, e sarà preda delle voglie della carne come ai tempi di Lot: “mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano”. “Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà”. Ciò che serve rilevare nel discorso di Gesù è l'evidente contrasto tra la sua signorìa e la vita degli uomini, completamente sganciata dalla sua. Allora la venuta del Signore sarà un'amara sorpresa, perché ci si accorgerà che una vita così, non ci aveva preparati all'incontro con lui. Seguono esortazioni a non guardarsi indietro, verso i beni terreni che i cristiani dovrebbero aver lasciati, ma a essere pronti a lasciar tutto. Dietro di sé il cristiano nulla ha che lo deve trattenere, egli fissa lo sguardo al Signore che viene, nel quale ha posta tutta la sua speranza. Il giudizio finale è anticipato nel presente quotidiano, in cui si mangia e si beve. La trama di ogni giorno è il luogo della salvezza di Dio. Basta viverla con il lievito del Regno. Nel Vangelo di ieri i farisei domandano: “quando”, in quello di oggi, i discepoli chiedono: “dove” è il Regno. E Gesù risponde ai primi: “ora, ma in modo nascosto”; ai secondi: “ovunque, e in modo manifesto”. Il regno del Signore avviene dove e quando l'uomo orienta la propria vita secondo il giudizio di Dio.
Un fratello andò da un eremita e uscendo dalla sua cella disse: Perdonami, o padre, perché ti ho impedito di adempiere alla tua regola. Quello rispose dicendogli: La mia regola è di accoglierti in modo ospitale e di farti andare in pace.
VESTI E CALZATURE DEI FRATELLI Ai fratelli si diano vesti secondo le condizioni e il clima dei luoghi dove risiedono, perché nelle regioni fredde si ha bisogno di più, in quelle calde di meno. Giudicare di questo spetta all'abate. Comunque noi pensiamo che nelle regioni a clima temperato siano sufficienti a ciascun monaco la tunica, la cocolla, una di pelo per l'inverno e una di stoffa liscia o consumata per l'estate e lo scapolare per il lavoro; le calze e le scarpe per i piedi. Quanto poi al colore o alla qualità degli indumenti, i monaci non vi facciano troppo caso, ma si accontentino di ciò che si trova nel territorio dove abitano o di quel che si può acquistare a minor prezzo. L'abate però si preoccupi della misura delle vesti, che non siano troppo corte per chi le deve indossare, ma di taglia giusta.
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