preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il Vangelo di Luca riferisce che Erode sentì parlare di quello che faceva Gesù e si preoccupava di capire chi fosse “e cercava di vederlo”. Ciò serve per l'evangelista a tenere desta l'attenzione dei lettori del Vangelo che ormai si domandano “chi è costui del quale si sentono dire tali cose?” Nel piano di Dio la nostra salvezza consiste precisamente nel vedere Cristo e nel riconoscerlo come il termine della nostra speranza. Questo desiderio di vedere il Cristo, Dio l'ha nascosto nel cuore di ogni uomo. Cercando la verità, la pace, la giustizia nella vita, cercando l'amore vicendevole, la liberazione dai mali che incombono su di noi, noi cerchiamo la nostra salvezza, anche quando non sappiamo ancora che la nostra salvezza è già stata incarnata da Dio nel suo Unigenito e si chiama Gesù Signore, per tutti Salvatore. Il tetrarca Erode che cerca di vedere Gesù è l'uomo di ogni tempo che mosso da una perenne inquietudine vuole vedere la sua propria salvezza, ma deve andare oltre, perché Erode pur ascoltando non accoglieva quanto gli veniva detto. E' evidente che noi non possiamo lasciare che questa spinta verso Cristo sia lasciata a se stessa. Voler vedere Cristo non è dunque possibile all'adulto trascurato o che si trincera dietro i suoi mille affari. Comunque il luogo dove tutti sono chiamati a cercarlo e a riconoscerlo, è proprio quello della croce. E' così per il centurione, per il buon ladrone. Agostino dice: “Io, Signore, ti cerco, perché tu mi cerchi”. E la conferma l'abbiamo dalla stessa voce di Gesù. “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”.
L'abate Giovanni ha detto: «Questa parola è scritta nel Vangelo: "Quando Gesù chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro, le sue mani e i suoi piedi erano legati e il suo viso cinto da un lino; Gesù lo sciolse e lo congedò. Noi dunque abbiamo le mani e i piedi legati e il nostro viso è stato coperto con un lino dalle mani del nemico? Se dunque ascoltiamo Gesù, Egli ci slegherà da tutto questo e ci libererà dalla schiavitù di tutti questi cattivi pensieri. Saremo allora figli del Signore, riceveremo le promesse in eredità e saremo figli del Regno Eterno».
SE I FRATELLI USCITI DAL MONASTERO DEVONO ESSERE ACCETTATI DI NUOVO Se un fratello, che per propria colpa ha lasciato il (o è stato espulso dal) monastero, vorrà rientrare, prima prometta di emendarsi totalmente del difetto per cui è uscito; e allora sia accettato, ma all'ultimo posto per provare così la sua umiltà. Se poi uscirà di nuovo, potrà essere riammesso alle stesse condizioni fino alla terza volta; ma sappia che in seguito gli sarà negata ogni possibilità di ritorno.
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