Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 16 agosto 2018

Un perdono senza limiti.

«Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette». La proposta che Pietro fa a Gesù sembrerebbe già ottima; «quel sette volte» vuole significare tante e tante volte, fino agli estremi limiti della sopportazione, ma non sempre. Gesù deve correggere Pietro e tutti noi. Egli afferma che il perdono non può e non deve essere mai negato ad alcuno. La parabola che segue è illuminante per noi. Suscita sdegno e riprovazione il comportamento di quel servo. Gli viene condonato un debito enorme e poi egli infierisce contro un suo conservo che gli deve soltanto pochi spiccioli. Che ingrato! Ci viene da dire con rabbia. Solo ad una attenta riflessione possiamo giungere alla conclusione che noi stessi assumiamo lo stesso comportamento quando otteniamo gratuitamente e con infinita misericordia il perdono dei nostri grandi debiti contratti con il buon Dio e poi osiamo negare il perdono al nostro prossimo per offese vere o presunte, ma sicuramente sempre di gran lunga inferiori a quelle nostre. Quando si nega l'amore si crea l'inferno già in questo mondo. Senza la legge del perdono allontaniamo Dio dal nostro mondo e facciamo spazio al principe del male, che vuole instaurare il suo regno di odio, di divisioni e di violenze. Diventiamo indegni dell'altare e sacrileghi con Cristo se prima di accedere al sacrificio non premettiamo la piena riconciliazione. Dobbiamo giungere con la forza dell'esperienza e della grazia a gustare la gioia del perdono, a vivere le nostre feste come riconciliazione con Dio e con i fratelli per stabilire tra noi stabilmente la civiltà dell'amore.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Qualunque immagine appaia, colui che la vede non cada in trepidazione, ma piuttosto interroghi con sicurezza dicendo dapprima: "Chi sei tu e da dove vieni?"... Se si tratta di una potenza diabolica, subito si indebolirà vedendo un animo sicuro e vigoroso.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il secondo gradino dell'umiltà si sale quando uno, non amando la propria volontà, non si compiace di soddisfare i suoi desideri, ma imita con i fatti quella parola del Signore che dice: «Non sono venuto a fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 6,38). E similmente la Scrittura dice: «La volontà propria merita la pena, mentre la costrizione procura il premio». Il terzo gradino dell'umiltà si sale quando uno per amor di Dio si sottomette al superiore in tutta obbedienza, imitando il Signore di cui dice l'apostolo: «Si è fatto obbediente al Padre fino alla morte» (Fil 2,8).


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