Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 13 dicembre 2017

Quel giogo dolce e quel carico leggero...

I poveri, gli sfiduciati, i sofferenti, gli emarginati, i piccoli sono «beati», perché trovano conforto e ristoro in chi solo lo può dare realmente e che per questo è venuto, mandato dal Padre. E perché il suo non apparisse il bel gesto del «grande» che stende la mano verso il miserabile ai suoi piedi, si è fatto egli stesso uno di loro. I poveri si fanno suoi discepoli; i ricchi possono sperare, se guardano in modo doveroso ciò che possiedono. Anche per noi, oggi, la strada è quella: farci piccoli e umili, camminare verso colui che ci vuole salvare. D’altra parte, l’unico modo sincero, autentico, coerente, di attuare la carità verso gli altri è quello di uscire dalla neutralità, di compromettersi a favore e a fianco degli umili. Nella prima lettura vediamo che un popolo che soffre, al quale viene meno la speranza, è un popolo finito. Per tener desta la sua speranza nel tempo dell’esilio, contro atteggiamenti di sconforto, il profeta proclama la grandezza e la fedeltà di Dio. Chi crede in Dio sa che ha un compito da svolgere nella società: quello di rendere migliore l’angolo di mondo che occupa, e lo realizza anche con sacrificio personale. Il salmo 102 è un inno di lode e di ringraziamento che ha le movenze in cantico sapienziale, in un succedersi di attestazioni e sentenze, una più lucente dell’altra, sulla bontà misericordiosa del Signore. Forse anche a te chiede oggi un po' di misericordia? Oppure di alleggerire a qualcuno quel peso dolce e carico leggero?


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abba disse che lui cominciava ogni giorno.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'ELEZIONE DELL'ABATE

Detesti i vizi, ami i fratelli. Anche quando deve correggere, agisca con prudenza e sia attento a non eccedere, perché non accada che a voler troppo raschiare la ruggine si rompa il vaso; abbia sempre presente la sua fragilità e ricordi che non si deve spezzare una canna incrinata (cf. Is 42,3; Mt 12,20). Con questo non vogliamo dire che debba permettere l'alimentarsi dei vizi, ma che usi prudenza e carità nello stroncarli, scegliendo il modo più adatto per ciascuno, come abbiamo già detto. E miri ad essere amato piuttosto che temuto.


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