preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
«Il regno dei cieli si può paragonare ad un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo». Ci stupisce e suscita in noi mille interrogativi quella strana mescolanza di bene e di male che in rivoli diversi scorre sotto i nostri occhi. Vediamo riversato nei nostri cuori la bontà di Dio, che ci muove al bene e alle migliori espressioni di amore, ma non sfugge al nostro sguardo il male che si nasconde nel nostro spirito, si annida nel nostro spirito per poi emergere prepotente fino a farci temere il soffocamento di ogni bontà. Non facciamo fatica a riconoscere la fonte primaria ed unica del bene che è in noi: l'ha seminato il buon Dio infondendo in noi un alito di vita e un germe d'immortalità. Ci ha resi simili a lui ornandoci di una grande dignità. Ha sparso nel campo del mondo, come creatore, il buon seme dando la vita a tutto ciò che esiste. Ci colma di stupore e di meraviglia quando contempliamo le sue opere: «Come sono grandi le tue opere, Signore!», esclamava il salmista. Poi quello stesso splendore ci appare deturpato nella natura e nella nostra vita: San Paolo afferma: «Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto». Al gemito della natura che ci circonda si associa sin dal principio il dolore dell'uomo: «anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo». Ed ecco l'interrogativo che da sempre l'uomo rivolge al suo creatore e signore: «Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?». È chiara la risposta del Signore: «Un nemico ha fatto questo». Anche il male ha la sua fonte; è scaturito da una ribellione che ha tramutato in odio l'amore. Si è insinuato nella vita dell'uomo e ne ha deturpato la splendida immagine che Dio vi aveva impresso. Da qui scopriamo l'effetto della zizzania sparsa nel campo del mondo. La frenesia del bene ci fa desiderare e sperare un intervento immediato del Signore che ci consenta di estirpare dalle radici il male dal nostro mondo, ma dobbiamo, pur senza rassegnarci ad esso, dotarci di pazienza e comprendere, alla luce dello Spirito, che ogni esperienza umana è da redimere perché vissuta nella realtà del peccato e poi affidata alla divina misericordia. Per questo il sacrificio di Cristo è un memoriale che si ripete con tutta la sua efficacia in continuità nella vita del mondo e di ogni uomo. Solo alla fine potremmo finalmente costatare che tutto è stato restaurato in Cristo e la giustizia ha vissuto in pienezza il suo trionfo.
"Un fratello chiese ad un anziano: 'Come trovare il Nome del mio Signore Gesù Cristo?'. L'anziano gli disse: 'Se tu non ami prima la fatica, non puoi trovarlo'".
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Sappia l'abate che si è assunto l'incarico di guidare le anime e perciò deve prepararsi a renderne conto; e di quanti fratelli egli sa affidati alle sue cure, sia ben certo che nel giorno del giudizio dovrà appunto rendere conto a Dio di tutte e singole queste anime, compresa naturalmente la sua. E così, nel continuo timore dell'esame che, quale pastore, subirà circa le anime a lui affidate, mentre si dà pensiero per il rendiconto altrui, si fa sollecito per il proprio; e mentre con i suoi ammonimenti bada alla correzione degli altri, egli stesso viene emendandosi dei propri difetti.
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