preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù Eucaristia esce oggi trionfalmente dai tabernacoli e dalle chiese per essere portato in processione per le strade del mondo: ciò è dettato dal desiderio, dalla fede e dalla devozione dei fedeli che vogliono percepire ancora più intensamente, viva e palpitante la presenza del Cristo, come quando percorreva, duemila anni fa, le strade della Palestina. Vogliamo farlo reimmergere nel cuore del mondo per fargli sentire da vicino l'urgenza della sua rinnovata presenza tra noi. E' sicuramente anche il canto della gratitudine e della lode della Chiesa militante, dei pellegrini della terra, che lo seguono imploranti e devoti. E' anche una presa di coscienza di tutto il cammino che ci ha fatto percorrere dal deserto delle nostre povertà, dalla condizione servile, nutrendoci di Pane e di amore e riscattandoci a prezzo del suo sangue. Da quell'Ostia consacrata, da quella prima misteriosa Cena, sgorga come un memoriale, la nostra comunione con Cristo e la vera fraternità tra gli uomini. Quel pane di vita spezzato e moltiplicato sugli altari del mondo, sfama ancora la fame più acuta dell'umanità. È garanzia d'immortalità, è recupero pieno della dignità filiale, è fonte inesauribile d'amore divino che si riversa nel cuore dell'uomo. Non bisognerebbe attendere la solennità annuale odierna per ricordarci di queste verità: per troppo tempo Gesù rimane forzatamente recluso negli angusti tabernacoli delle nostre chiese. Egli chiede di abitare tra gli uomini, di vivere in comunione con ciascuno di noi, di condividere la nostra esistenza per rinvigorirla, per nobilitarla, per condurla all'approdo finale, alla mensa di Dio. Tanti, speriamo tutti, seguiremo le processioni del Corpus Domini. Non sia solo una manifestazione religiosa ma soprattutto l'espressione della nostra fede, vissuta e testimoniata davanti al mondo. Il Signore ce lo conceda.
I monaci chiesero all'abba: "che cos'è la maldicenza?". Risposta: "misconoscere la gloria di Dio e invidiare il prossimo".
IL PRIORE DEL MONASTERO Perciò noi abbiamo ritenuto necessario, per salvaguardare la pace e la carità, che dipenda dalla volontà dell'abate tutta l'organizzazione del monastero. E, se è possibile, tutte le esigenze del monastero siano regolate, come abbiamo già stabilito, per mezzo dei decani, secondo le disposizioni dell'abate, cosicché, quando gli incarichi sono divisi tra più persone, nessuno abbia occasione di insuperbirsi. Se però le condizioni locali lo esigono, se la comunità per giusti motivi ne fa umilmente richiesta e se l'abate lo giudica utile, egli stesso, con il consiglio di fratelli timorati di Dio, scelga chi vuole e se lo costituisca priore. Da parte sua questo priore esegua con rispetto quanto gli sarà comandato dal suo abate, senza permettersi nulla che sia contro la volontà o le disposizioni dell'abate; perché, quanto più è preposto agli altri, tanto più bisogna che osservi con maggior impegno le prescrizioni della Regola.
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