preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Chi vede Gesù, ascolta le sue parole e crede che in Lui si manifesta il Padre, accoglie la sua luce ed è liberato dalle tenebre e dalla vera morte. Gesù, inviato del Padre, lo manifesta al mondo e compie la sua missione, facendosi obbediente, mettendosi al servizio del Padre, compiendo la sua volontà nell'amore. Egli ci ha aperto la strada. Se lo seguiamo, diventiamo anche noi trasparenza di Gesù e del Padre. Questa è la missione che Gesù ha affidato alla Chiesa e che affida ad ognuno. Essere testimoni autentici dell'amore del Padre: questo è il segno che attende il mondo e soprattutto coloro che sono ancora lontani da Lui. Gesù, Figlio di Dio, ha compiuto questo pienamente, e rendendoci figli in Lui, ci chiama a realizzare in noi ciò che già siamo. Per poter essere dei testimoni credibili, Gesù ci indica un cammino da compiere: credere veramente nel suo amore e accogliere quella Parola che ci libera dalle nostre tenebre interiori, e rimanere in essa meditandola e conservandola nel cuore per poi attuarla nel concreto di una vita di amore. È un cammino ben noto, ma mai compiuto, da ricominciare ogni giorno e momento della vita. La sua Parola ci mette di fronte alla verità di noi stessi, nel bene e nel male, e diventa causa di salvezza se lasciamo che ci trasformi interiormente spingendoci a compiere opere motivate dalla fede e dalla carità. Se questa Parola viene da noi rifiutata, mettendo a tacere la nostra coscienza e sentendoci a posto, tacitamente rifiutiamo l'amore salvifico di Dio, quell'amore sconfinato che invece sarà capace di vincere ogni nostro superbo e orgoglioso egoismo se ci sforziamo di cercare la luce della sua verità e di accoglierla.
L'Abba Pastor disse: Se una cassa piena di abiti viene abbandonata per lungo tempo, gli abiti contenuti in essa marciscono; così sono anche i pensieri nel nostro cuore. Se non li metteremo in atto concretamente, nel tempo si deformeranno e marciranno.
L'ORATORIO DEL MONASTERO L'oratorio deve essere ciò che il suo nome significa; null'altro perciò vi si faccia o vi si deponga. Terminato l'Ufficio divino, tutti escano nel più assoluto silenzio con gran rispetto a Dio; di modo che se un fratello volesse continuare a pregare da solo, non ne sia impedito dall'altrui importunità. Ma anche in altri momenti, se qualcuno desidera pregare in segreto da solo, entri semplicemente e preghi, non a voce alta ma con lacrime e fervore di cuore. Perciò, a chi non si comporta in questo modo non sia permesso rimanere nell'oratorio quando è terminato l'Ufficio divino, come abbiamo detto, perché gli altri non siano disturbati.
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