Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 16 aprile 2017

Regina coeli, laetare, alleluia! Quia quem meruisti portare, resurrexit sicut dixit, alleluia!

Oggi è Pasqua: è festa di Gesù Risorto, di Gesù Vivo. Alleluia! Egli è morto in Croce per noi, ma oggi è risorto, è davvero Risorto, alleluia! Egli “passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E anche noi siamo testimoni”. Non l’abbiamo visto con i nostri occhi carnali, come Lo videro gli Apostoli santi, ma crediamo alla loro bella testimonianza, crediamo alla sua Parola santa e Lo vediamo con gli occhi spirituali, con gli occhi della fede. La fede in Lui e nella sua Risurrezione ci dona chiarezza e pace dentro l’anima: ci dona amore vergine, puro, e questo basta per noi, basta per credere e per vivere felici, sereni. Infatti chi non crede in Gesù è triste, vive nella confusione della tenebra e rimane vuoto dentro l’anima. Ma noi siamo vivi e rimaniamo nella luce perché crediamo in Lui. Egli è vivo, è Risorto! Infatti il Vangelo di Pasqua ci racconta che, in un mattino presto di primavera, Maria Maddalena, e altre donne, discepole di Gesù, andarono al suo sepolcro e lo trovarono vuoto. La pietra era stata ribaltata dal sepolcro, e un Angelo disse loro: “Egli non è qui, è Risorto!”. Accorsero subito con la fretta anche Pietro e Giovanni, e videro la tomba vuota: il lenzuolo della sindone era afflosciato, era svuotata del Corpo Santo: il sudario del suo Volto era ben arrotolato e messo piegato in un luogo a parte. E credettero. E anche noi crediamo in Gesù Risorto. Egli è Vivo: è vero Dio e vero Uomo, e ci ama. La sera dello stesso giorno, mentre gli Apostoli erano riuniti nel Cenacolo, ecco che arrivò Gesù in persona: era vivo, bello, giovane, e li salutò dolcemente: “Shalòm! Pace e voi!”. Effuse lo Spirito Santo sopra di loro, dicendo: ”Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi!” Mostrò poi loro le mani e i piedi trafitti e disse: “Sono proprio Io! Toccatemi e guardate! Avete qualcosa da mangiare? Essi gli dettero un po’ di pesce arrostito. Gesù lo prese e lo mangiò davanti a tutti”. Egli era là, presente in carne ed ossa, vivo come noi. Sì, Gesù, morto per noi sulla Croce, è davvero risorto ed ora vive glorioso… E, se è Risorto, Egli è il Signore: è il Figlio del Dio vivente. Alleluia! Ancora oggi Gesù Cristo si manifesta vivo ed operante in mezzo a noi nella Chiesa, nei Sacramenti, e specialmente nella Santa Messa e nella Confessione sacramentale. Ma solo i veri credenti in Lui se ne rendono conto e assapòrano la dolce pace della sua divina presenza. E sappiamo che, un giorno, Egli ritornerà glorioso sulle nubi del cielo e farà risorgere tutti i morti. Ma già oggi, se lo accogliamo nella nostra vita, Egli ci fa risorgere dentro l’anima, ridonandoci la Grazia battesimale tramite l’assoluzione sacramentale. E chi vive in Grazia di Dio sente sempre la sua divina presenza dentro al cuore, dentro l’anima. Gesù è vivo e ci ama! Egli ama tutti con amore immenso e tutti benedice; ed anche io, assieme con Lui, vi voglio bene e vi benedico nel suo Santissimo Nome. Pregherò sempre per voi, ma anche voi pregate per me! Pace e gioia sempre! [Aggiungiamo dalla redazione che tutto il periodo di Quaresima ci ha accompagnato con i suoi commenti Don Armando Maria dell'Eremo di San Silvestro di Fabriano. Lo ringraziamo per aver accettato questa sfida digitale. Certamente ha portato un soffio diverso nelle pagine della nostra Liturgia. Il Signore lo ricompensi].


VEGLIA DI PASQUA
Nella veglia pasquale il triduo raggiunge il suo culmine sacramentale. Infatti nel nucleo più originale della Pasqua, questa veglia è come una sintesi di tutta la liturgia annuale, perché, attraverso una prolungata celebrazione della Parola e poi della Luce e dell'Acqua, ricupera tutta la ricchezza del simbolismo, che ci permette di accostarci realmente al mistero. L'introduzione della liturgia della luce (benedizione del fuoco e del cero pasquale) con il canto dell'Annuncio della resurrezione ci introduce nella nuova ed eterna alleanza ricostituita fra Dio e l'umanità in Cristo Gesù. La luce è la prima opera della creazione. Ora, dal fuoco-luce, si accende il cero pasquale, simbolo della luce di Cristo, luce che ha attraversato le tenebre del mondo, della storia e del peccato. La storia della salvezza viene rievocata a tappe nelle letture bibliche in chiave pasquale. La creazione diviene ora ricreazione dalla risurrezione del Signore. Il sacrificio di Abramo è figura del sacrificio di Cristo, vero agnello che toglie il peccato del mondo. L'alleanza, figura nuziale fra Dio e il popolo, è destinata ora a divenire una comunità di discepoli con il Signore. La benedizione dell'acqua del fonte, che richiama il compimento di tanti riferimenti biblici, ci prepara alla celebrazione del Battesimo, o almeno alla rinnovo dei nostri impegni battesimali. Cristo è risalito dalle acque della morte come noi risorgeremo dal sepolcro, divenuto come il seno materno, fecondo di vita nuova. La commensalità col Risorto diventa per noi il segno sacramentale più efficace per un cammino verso il nostro compimento. Alleluia! Il Signore della vita è risorto. Come Simòn Pietro e l'altro discepolo corriamo anche noi verso quel sepolcro vuoto. Davanti ad esso è stata proclamata la grande rivelazione angelica alle donne, lì accorse per prime: "E' risorto! Non è qui!" La celebrazione eucaristica del Risorto ci invita a comprendere che l'oggetto della nostra fede non è solo "confessare con le labbra che Gesù è il Signore", ma anche a credere col cuore, che la salvezza, che proviene dal Risorto, passa attraverso questo memoriale della Pasqua del Cristo. Il Risorto ci ha donato la vita, ma ci comunica anche il potere di dare anche noi la vita ai fratelli per amore, a imitazione sua perché "l'amore di Cristo ci spinge verso l'altro".

Apoftegmi - Detti dei Padri

Fu domandato a un anziano: «Che cosa è l'umiltà?». Egli disse: «Che, se tuo fratello pecca contro di te, tu lo perdoni prima che egli ti testimoni il suo pentimento».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA MISURA DEL BERE

A dire il vero, leggiamo che il vino non è assolutamente fatto per i monaci; ma siccome i monaci dei nostri tempi non riescono a capire questo, almeno si stia attenti a non bere fino alla sazietà ma con moderazione, perché il vino fa traviare anche i saggi (Sir 19,2). Dove poi le condizioni del luogo sono tali da non poter assicurare nemmeno la quantità su indicata, ma molto di meno o addirittura niente, benedicano il Signore i monaci ivi residenti e non mormorino; e questo soprattutto ci teniamo a raccomandare: che si guardino da qualsiasi mormorazione.


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