preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Le solennità liturgiche nel tempo di quaresima, che cadono di domenica, vengono trasferite al primo giorno utile. Ecco perché la solennità di San Giuseppe non l'abbiamo celebrato ieri ma è stata trasferita per oggi. Eccoci allora San Giuseppe. Egli non era vecchio, come ce lo vogliono far credere, ma era un bellissimo giovane magari solo con qualche anno in più rispetto alla sua bellissima ragazza Maria di Nazareth. Un bel ragazzo anche perché era un uomo giusto, come ce lo descrive il Vangelo; ed era un fedele israelita, cioè osservante della Legge e dei Dieci comandamenti. Infatti la bellezza interiore di una persona si riflette sempre sul suo volto e sulla sua vita; e se uno è virtuoso, è bello dentro ed è bello anche fuori, perché i lineamenti esterni riflettono e rivelano all’esterno, attraverso gli occhi, la bontà e la purezza che sta dentro la sua anima. E Giuseppe, figlio di Giacobbe di Nàzareth, era fedele ai 10 Comandamenti, e al primo posto nella sua vita c’era sempre Dio e la sua Santa Volontà. E per questo nei giorni festivi chiudeva la sua falegnameria, si vestiva a festa e andava regolarmente nella Sinagoga del paese, che era la chiesa di allora: amava pregare, amava ed obbediva ai suoi genitori, era puro e buono con tutti e si guadagnava il pane con il frutto del suo onesto lavoro. Con Maria di Nazareth erano ufficialmente fidanzati, quando un giorno Egli si accorse che la sua ragazza purissima e casta, era incinta: sudò freddo, ma non comprendendo questo mistero, si raccolse in Dio nella preghiera del cuore e soffrì in silenzio, aspettando solo da Lui la risposta, che gli venne data da un Angelo di notte, come appunto leggiamo nel vangelo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua Sposa. Il suo cuore giovane si rasserenò, si rallegrò, ed obbedì prontamente all’Angelo di Dio. Egli non è il padre naturale di Gesù, dato che Maria concepì per opera di Spirito Santo. Preghiamo San Giuseppe e chiediamogli grazie: Egli certamente ci ascolterà e ci esaudirà, e non ci farà mancare mai niente perché è il Santo della divina Provvidenza. Infatti Egli, nella sua Santa Famiglia a Nazareth, ha sempre provveduto a tutto, e non è mancato mai niente, e nemmeno nel viaggio a Betlemme, e nemmeno nella dolorosa emigrazione verso l’Egitto. Che San Giuseppe vi protegga sempre, e ci aiuti ad amare e servire sempre più la Santissima Trinità.
L'abate Iperechio ha detto: «Abbi sempre nello spirito il Regno dei Cieli, e presto l'avrai in eredità».
COME DEVONO DORMIRE I MONACI Ciascuno dorma in un letto a sé. L'arredamento del letto lo ricevano ognuno secondo il grado di fervore di vita monastica, a giudizio dell'abate. Se sarà possibile, dormano tutti in uno stesso locale; se invece il numero rilevante non lo permette, dormano a gruppi di dieci o di venti insieme ai loro decani che vigilino su di loro. Nel dormitorio rimanga sempre accesa una lucerna fino al mattino. I monaci dormano vestiti e con i fianchi cinti di semplici corde o funicelle, in modo da non avere a lato i propri coltelli, perché non abbiano a ferirsi inavvertitamente durante il sonno, e in modo da essere sempre pronti, cosicché appena dato il segnale si alzino senza indugio e si affrettino a prevenirsi l'un l'altro all'Opus Dei, sempre però in tutta gravità e modestia. I fratelli più giovani non abbiano i letti l'uno vicino all'altro, ma alternati con quelli degli anziani. Quando poi si alzano per l'Opus Dei si esortino a vicenda delicatamente, per togliere ogni scusa ai sonnolenti.
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