preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
"Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori, come il giorno della ribellione, il giorno della tentazione nel deserto". Fratelli, abbiamo ascoltato la sua Voce dentro l'anima nostra... apriamo dunque le porte a Cristo! Più volte San Giovanni Paolo II rivolgeva alla Chiesa e al mondo intero questo invito solenne: "Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo". Ecco Gesù Cristo viene, viene senza mai stancarsi, e bussa al nostro cuore. E' lo Sposo dell'anima nostra che vuol cenare con noi; apriamogli e vivremo nell'amore vero, nella gioia e nella pace. Non induriamo il nostro cuore con la durezza della superbia e dell'orgoglio, ma che il nostro cuore divenga tenero, dolce, come terra morbida e accogliente e pieno di umiltà, come il Cuore umile della Serva del Signore, come Maria. Dove c'è umiltà là arriva sùbito lo Spirito Santo. L'umile di cuore sente viva la presenza di Gesù e specialmente quando si accosta alla Santa Comunione con Lui. E Gesù lascia sempre il segno, il segno del suo Santo Spirito: pace, consolazione, guarigione, liberazione. Proprio come è avvenuto oggi al povero lebbroso del Vangelo. Egli apre il cuore a Gesù e Lo supplica umilmente in ginocchio e con fede sincera: "Se vuoi puoi guarirmi!". Gesù ne ha compassione perché il Cuore di Gesù è sempre compassionevole e misericordioso: gli tende la mano, lo tocca e gli dice: "Lo voglio, sii purificato!". E subito la lebbra se ne va, scompare! Noi non abbiamo la lebbra fisica come quel poveretto, ma l'anima nostra come sta?... Il peccato è la peggiore lebbra che esiste, e solo Gesù Cristo può purificarci, guarirci. E allora andiamo subito a Lui, andiamo a confessarci; e i nostri peccati verranno cancellati nel suo Sangue prezioso. E Gesù dirà anche a te e a me: "Lo voglio, sii purificato!... Io ti assolvo dai tuoi peccati nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Amen.
Un abba è stato invitato ad un monastero di città. Non volle lasciare il suo eremo ma poi acconsenti e ci andò. Passeggiavano nel rumore tra carri e buoi e l'abba disse: tu, senti cantare il grillo? Un grillo?!... si meravigliò il monaco di città... in questo rumore, impossibile... l'abba si girò e gli fece vedere il grillo su di un albero che cantava proprio per lui. Eh... disse il monaco di città, voi del deserto avete un orecchio più acuto. L'abba tirò fuori una moneta d'argento e la getto sul marciapiede. E mentre essa cadeva si è sentito appena un rimbalzo metallico sulle pietre... In un istante tutti quelli che erano lì vicino si sono girati toccando le loro saccocce... Questo lo raccontò per spiegare la parabola "lì dov'è il tuo tesoro c'è anche il tuo cuore...".
VARIE SPECIE DI MONACI E LORO VITA La quarta specie di monaci è poi quella dei cosiddetti girovaghi, i quali passano tutta la loro vita girando di paese in paese e facendosi ospitare per tre o quattro giorni in monasteri diversi, sempre senza fissa dimora e instabili, schiavi delle proprie voglie e dei piaceri della gola e in tutto peggiori dei sarabaiti. Del miserabile genere di vita di tutti costoro è meglio tacere che parlare.
Lasciamoli dunque da parte e veniamo, con l'aiuto del Signore, a organizzare la fortissima specie dei cenobiti.
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