preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il discorso della vita oltre la vita ha incuriosito ed affascinato da sempre la nostra umanità; in qualche modo l'uomo ha cercato continuamente di immergersi in un mondo futuro e diverso da quello che vive sulla terra. Ciò è indice di un innato desiderio di immortalità o almeno la non passiva rassegnazione a finire i suoi giorni immerso nella terra, in preda alla corruzione; è il desiderio di sopravvivere dopo la morte, di trovare una quiete, un riposo, una dimensione definitiva, che l'esperienza della vita terrena non può dare. Sono nate così tante religioni, che incentrano quasi tutto nel culto dei morti. Cristo è venuto a darci la certezza della risurrezione, egli ha davvero squarciato i cieli e li ha riaperti all'uomo. Non ha solo indicato la meta ultima della vita, ma egli stesso ha sperimentato la morte per poi mostrarsi vivo e risorto e salire al cielo sotto gli occhi dei suoi discepoli. Ha indicato la via e la percorsa lui stesso di persona. Oggi ci dà ulteriori rassicurazioni, dice esplicitamente ai suoi: «Io vado a prepararvi un posto». Il posto, di cui parla Gesù e che egli promette, non è visibile con gli occhi della carne, ma solo con quelli dello spirito, per cui ci esorta: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». Vuole così immergerci nei pensieri dello spirito, farci salire in alto, oltre i confini del mondo e del tempo, vuole aprirci gli occhi dell'anima. Egli ci precede e ci prepara il «posto», egli stesso poi tornerà a prenderci. Egli quindi, non solo ci indica la strada del cielo, ma ci si propone come la «via, la verità e la vita». Vuole dirci che praticando i suoi insegnamenti, seguendolo nei suoi percorsi, affidandoci alla sua misericordiosa bontà, potremmo anche noi salire, ascendere, raggiungerlo, godere con lui. Dobbiamo perciò seguirlo, ascoltarlo, lasciarci vivificare da Lui nell'intimità della comunione, senza mai perdere di vista l'approdo finale, quel posto da lui preparato, per l'eternità.
Un fratello domandò a un anziano: «Che devo fare, Abba, per combattere i pensieri?». Egli rispose: «Prega il Signore, affinché gli occhi della tua anima vedano gli aiuti che Dio ti manda per proteggerti.
Capitolo 43
QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSAAbbiamo creduto opportuno che questi tali rimangano all'ultimo posto o in disparte perché, vedendosi esposti allo sguardo di tutti, si correggano se non altro per la vergogna che ne provano. Infatti, se restassero fuori dell'oratorio, potrebbe darsi che qualcuno torni a coricarsi e a dormire oppure si metta seduto lì fuori e si perda in chiacchiere, dando così occasione al maligno; entri invece dentro, affinché per lo meno non perda tutto e si corregga per l'avvenire. Nelle Ore del giorno, chi non sarà ancora presente all'Opus Dei dopo il versetto e il Gloria del primo salmo che segue il versetto, se ne stia all'ultimo posto secondo la norma stabilita sopra, e non ardisca associarsi al coro dei fratelli che salmeggiano prima di aver fatto la penitenza, a meno che l'abate non glielo permetta per sua concessione; ma anche in tal caso il colpevole deve fare la penitenza.
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