Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 08 dicembre 2015

La festa in cielo.

Sono due i motivi che ci inducono a rassicurare la nostra vita in mezzo alle vicende a volte piene di dubbi e incertezze: Dio mi vuole salvo. Egli non gode della mia dannazione eterna, né del mio abbandono del suo amore. Se dovessi smarrirmi nella vita, egli viene a cercarmi come farebbe un buon pastore per una pecorella che smarrisce. Ma alla fine chi è questo pastore? E’ Dio stesso che attraverso il suo figlio viene a cercare l’umanità. Gesù il Cristo lascia il paradiso, le novantanove pecorelle, per cercare la centesima che è l’uomo, per cercare me, te, tutti, perché vuole condurre a conversione per poterci donare la vita eterna. San Paolo nella Lettera ai Romani prevede l’ingresso in massa degli ebrei nella Chiesa e allora esulta per la grande festa che si celebrerà. Questa festa sarà completa quando tutta l’umanità sarà riunita nel regno di Dio. Nella contemplazione della bellezza di Maria ci sentiamo presi come da una nostalgia di quella innocenza di nostri progenitori. Questa nostalgia susciti in tutti noi un desiderio sempre più vivo nel custodire la nostra vita nella fedeltà alle promesse battesimali e di purificare la nostra coscienza con i mezzi di misericordia che la Chiesa offre alla nostra debolezza. Ci guidi l’Immacolata nella via del pentimento per entrare pienamente e nell’Anno della Misericordia. Noi ne possiamo pregustare la dolcezza vivendo fedelmente la nostra fede fin da ora perché il regno di Dio è in mezzo a voi, dice Gesù.


Festa dell’Immacolata Concezione
Nel 1854 il papa Pio IX, dopo aver sentito il parere di tutti i vescovi della Chiesa come di altre Entità ecclesiastiche interessate, l’8 dicembre dichiarava come Verità di fede la Immacolata Concezione di Maria Vergine, affermando che anche lei è una redenta, ma in previsione della morte del Signore Gesù è stata preservata dal peccato originale. Era una verità che tutti i fedeli credevano tranquillamente, ma i teologi vi vedevano un ostacolo che sembrava contraddire alla verità che ogni redenzione viene dal sacrificio di Cristo: Maria ha generato il salvatore, come rientrava nel numero dei redenti? Il teologo Duns Scoto ebbe una intuizione su tale argomento. La sua argomentazione apparve logica e accattabile: Era conveniente che la Madre del Cristo non fosse stata mai schiava del demonio; Dio nella sua divina onnipotenza poteva far questo; e quindi lo fece. Decuit, potuit, fecit. Non si spensero tuttavia le interminabili discussioni tra i teologi, benché in modo più pacato. Alla fine però il magistero, ottenuti i pareri concordi, pensò che i tempi fossero maturi per offrire a tutta la Chiesa la definizione di questo singolare privilegio di Maria, proprio in vista della sua divina maternità. Sappiamo che a Lourdes, alla richiesta di Bernardetta, la veggente, di dirle il suo nome, la bianca signora disse: Io sono l’Immacolata Concezione. Termine mai inteso dalla fanciulla che corre a riferirlo al parroco. Anche Maria quindi è stata redenta o meglio preservata dal peccato in previsione del sacrificio di Gesù. E’ naturale quindi che noi celebriamo questa festa con ringraziamento a Dio che in tal modo dà inizio all’opera della redenzione. La solennità costituisce un richiamo al nostro battesimo che ci ha resi puri da ogni peccato e come simbolo ci venne data una vesta bianca a indicare una vita rinnovata e un impegno a portarla senza macchia. E’ bello lasciarsi attrarre dalla bellezza, dallo splendore di Maria. Il suo candore susciti in noi una forte nostalgia, un desiderio sempre più vivo di custodire la nostra vita nella fedeltà alle promesse battesimali e di purificare la nostra coscienza con i sacramenti di misericordia che la Chiesa offre in aiuto alla nostra debolezza, sempre, ma in particolare in quest Anno della Misericordia che proprio oggi ha inizio con l’apertura della Porta Santa in San Pietro. Ci guidi l’Immacolata nella via del pentimento, per entrare, pienamente e con ardente desiderio di perdono, tra le braccia del nostro Padre celeste.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Il padre Poemen disse a chi voleva vivere santamente: "Non misurare te stesso, aderisci piuttosto a chi sa vivere bene".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'ORDINE DELLA COMUNITÀ

I più giovani pertanto rispettino i più anziani; gli anziani amino i più giovani. Nello stesso modo di chiamarsi nessuno si permetta di rivolgersi all'altro col semplice nome, ma i più anziani chiamino i più giovani con l'appellativo di «fratelli» e i più giovani chiamino gli anziani «nonni», che significa «reverendo padre». L'abate poi, giacché sappiamo per fede che tiene le veci di Cristo, sia chiamato «signore» e «abate», non per sua pretesa ma per onore e amore di Cristo. Ma egli rifletta sulla sua dignità e si dimostri degno di tale onore.


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