preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Sono due i motivi che ci inducono a rassicurare la nostra vita in mezzo alle vicende a volte piene di dubbi e incertezze: Dio mi vuole salvo. Egli non gode della mia dannazione eterna, né del mio abbandono del suo amore. Se dovessi smarrirmi nella vita, egli viene a cercarmi come farebbe un buon pastore per una pecorella che smarrisce. Ma alla fine chi è questo pastore? E’ Dio stesso che attraverso il suo figlio viene a cercare l’umanità. Gesù il Cristo lascia il paradiso, le novantanove pecorelle, per cercare la centesima che è l’uomo, per cercare me, te, tutti, perché vuole condurre a conversione per poterci donare la vita eterna. San Paolo nella Lettera ai Romani prevede l’ingresso in massa degli ebrei nella Chiesa e allora esulta per la grande festa che si celebrerà. Questa festa sarà completa quando tutta l’umanità sarà riunita nel regno di Dio. Nella contemplazione della bellezza di Maria ci sentiamo presi come da una nostalgia di quella innocenza di nostri progenitori. Questa nostalgia susciti in tutti noi un desiderio sempre più vivo nel custodire la nostra vita nella fedeltà alle promesse battesimali e di purificare la nostra coscienza con i mezzi di misericordia che la Chiesa offre alla nostra debolezza. Ci guidi l’Immacolata nella via del pentimento per entrare pienamente e nell’Anno della Misericordia. Noi ne possiamo pregustare la dolcezza vivendo fedelmente la nostra fede fin da ora perché il regno di Dio è in mezzo a voi, dice Gesù.
Il padre Poemen disse a chi voleva vivere santamente: "Non misurare te stesso, aderisci piuttosto a chi sa vivere bene".
L'ORDINE DELLA COMUNITÀ I più giovani pertanto rispettino i più anziani; gli anziani amino i più giovani. Nello stesso modo di chiamarsi nessuno si permetta di rivolgersi all'altro col semplice nome, ma i più anziani chiamino i più giovani con l'appellativo di «fratelli» e i più giovani chiamino gli anziani «nonni», che significa «reverendo padre». L'abate poi, giacché sappiamo per fede che tiene le veci di Cristo, sia chiamato «signore» e «abate», non per sua pretesa ma per onore e amore di Cristo. Ma egli rifletta sulla sua dignità e si dimostri degno di tale onore.
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