preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Avere i primi posti, indossare abiti sontuosi, sentirsi ammirati, riveriti e salutati da tutti, conferisce sempre una sensazione di grandezza, di potere e di superiorità. Per molti sono questi gli stalli e i troni su cui amano sedersi e sguazzare. Guardare dall'alto il mondo che ci circonda ci fa credere di essere superiori agli altri e anche migliori degli altri. Quando poniamo il nostro òbolo e siamo in grado di sventolare dinanzi a tutti l'entità della nostra cospicua offerta, affermiamo ancora il nostro censo e siamo certi di strappare l'ammirazione degli astanti, sperando che nessuno sappia dell'onesta o disonesta provenienza della nostra offerta. Gli scribi ad esempio spesso divoravano le case dei poveri e delle vedove per così soddisfare l'obbligo delle suonanti offerte. Ma anche noi nella preghiera... quando ci esprimiamo nelle nostre devozioni e crediamo di dare il nostro culto a Dio, possiamo illuderci di avere il plauso dei nostri ammiratori. Ritorna alla nostra memoria la parabola del Fariseo e del pubblicano. Tornano in mente le parole di Gesù: "Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà". Anche in merito alla preghiera egli ci da un sapiente insegnamento: "Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa". Ecco allora che «questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Abba disse: "Togli le tentazioni e nessuno si salverà".
L'ORDINE DELLA COMUNITÀ Nel monastero i fratelli abbiano il loro posto secondo l'ingresso nella vita monastica, o secondo i meriti personali, o secondo la decisione dell'abate. Questi però non conturbi il gregge a lui affidato con ingiuste disposizioni, quasi facendo uso di un potere assoluto, ma pensi sempre che di tutti i suoi giudizi e azioni dovrà rendere conto a Dio.
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