preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La liturgia odierna ci presenta un episodio drammatico del ricco epulone e Lazzaro, il povero. Un incontro che tocca la nostra coscienza, soprattutto nella nostra vita o esperienza quotidiana e, quindi, ci proietta nel nostro domani. In questo episodio troviamo il ricco epulone che ha trascurato completamente il primo dei comandamenti del Signore, cioè quello di amare Dio e il prossimo. Per lui, la vita era fondata sui suoi beni materiali: soldi e ricchezze. Niente da offrire al suo Signore e al suo prossimo. L'uomo ricco ci fa intendere che non portava nel cuore la legge della carità o dell'amore ma quella antica, cioè quella del taglione, occhio per occhio e dente per dente. Era un ricco veramente cieco e sordo al grido amaro del prossimo. "Maledetto dunque, l'uomo che confida in se stesso, canta il salmista". Di fronte alla morte il ricco e il povero sono però uguali. La morte colpisce entrambi. Muore l'uno, il mendicante, come muore l'altro, il benestante. La novità è che i loro destini sono differenti, anzi si invertono rispetto alle loro situazioni sulla terra, solo che questa volta per l'eternità. La parabola si eleva dall'orizzonte terrestre a contemplare ciò che avviene dopo la morte. Il ricco non l'ha curato, Dio al contrario lo tratta con tutti gli onori: è scortato dagli spiriti celesti nel suo viaggio verso il seno di Abramo. Si capisce che per il Signore la vita di questo poveraccio, toccato da un duro destino terrestre, è molto preziosa e merita ogni rispetto. La parola di Gesù rivela una grande verità e offre un'indiscussa consolazione per i poveri, che sulla terra non ricevono altro che la sofferenza e indifferenza, ma che possono contare pienamente sulla bontà di Dio. Con l'immagine del banchetto festoso viene descritta la pienezza e la gioia di cui è intessuta la vita dell'aldilà. Abramo, amico di Dio e padre del popolo d'Israele, è colui che presiede alla mensa celeste. Lazzaro, che giaceva tra la sporcizia della strada e che aveva come compagni i cani, riceve ora un posto d'onore, accanto ad Abramo, in comunione cordiale e fiduciosa con lui. La Vergine Maria ha ragione di cantare nel Magnificat "Il Signore ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote". Il cristiano deve ricordare sempre che la vita non si esaurisce nel breve scorcio dell'esistenza terrena, nel possesso delle ricchezze, ma dura in eterno, nella comunione con Dio in cielo.
La preghiera non è una conquista «Se vuoi pregare hai bisogno di Dio, 'che dona la preghiera a chi prega". Invocalo dunque dicendo: "Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno", cioè lo Spirito Santo e il tuo Figlio unigenito. Questo, infatti, il suo insegnamento, quando ha detto di "adorare il Padre in spirito e verità"».
COME CELEBRARE LE LODI MATTUTINE NEI GIORNI FERIALI Ma la celebrazione delle Lodi e dei Vespri non deve assolutamente passare mai senza che alla fine il superiore reciti per intero l'Orazione del Signore a voce alta in modo da essere udito da tutti, a motivo delle spine degli scandali che sogliono spuntare; affinché i fratelli, sentendosi impegnati dalle parole della stessa Orazione: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo», cerchino di emendarsi da questo vizio. Alle altre Ore invece si dica a voce alta solo l'ultima parte, in modo che tutti rispondano: «Ma liberaci dal male».
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