preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
L'attesa messianica aveva assunto nel corso della storia del popolo d'Israele connotati molto diversi; pochi avevano compreso il significato autentico della venuta del Messia, molti invece avevano riposto la speranza nella promessa di un nuovo regno e nell'avvento di nuove grandezze e di potere o, al più, di liberazione solo da altre umane oppressioni e tirannìe. La classe dirigente, che deteneva il potere religioso al tempo di Gesù, si era impadronita con violenza di questo falso credo e cercava di conservarlo e di proporlo ad oltranza. Questo è il presupposto di ogni rifiuto del vero piano salvifico divino; sarà uno dei motivi della condanna di Gesù. È anche motivo della non accettazione della predicazione e del battesimo di Giovanni Battista. Sta avvenendo un passaggio storico, una svolta decisiva. Giovanni addìta al mondo "l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo", egli è un grande profeta, il più grande tra i nati di donna, l'ultimo dei profeti del vecchio testamento, legato da prima della nascita al Cristo. È il nuovo Elìa, ma ancora una volta molti non l'accettano. È la sorte dei profeti essere incompresi, respinti e violentati. È l'assurdo della storia degli uomini che attendono per secoli una venuta importante e decisiva e poi non sanno riconoscere e rifiutano l'evento salvifico finale. Saper leggere la storia della salvezza, saper riconoscere gli inviati di Dio e i suoi doni di salvezza, è frutto dello Spirito, sgorga dalla fede e non della povera intelligenza umana.
Il padre Zaccaria disse: "secondo me, monaco è colui che in ogni cosa fa violenza a se stesso".
L'ELEZIONE DELL'ABATE Se invece tutta la comunità, sia pure all'unanimità, eleggesse - non sia mai! - una persona accondiscendente ai propri vizi e questi vizi giungono in qualche modo a conoscenza del vescovo nella cui diocesi è situato il monastero o agli abati o ai cristiani vicini, essi non permettano che prevalga l'accordo dei perversi e scelgano un degno amministratore per la casa di Dio, convinti che ne riceveranno grande ricompensa, se agiranno con retta intenzione e per zelo verso Dio, mentre al contrario saranno colpevoli di peccato se trascurano di intervenire.
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