preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il chinarsi su qualcuno bisognoso esprime tenerezza, affetto, volontà di prestargli aiuto. Così vediamo oggi Gesù. È chinato sulla suocera di Pietro in preda alla febbre. È bello vederlo in una realtà più ampia e ancora più vera. L'Inviato del Padre, si è umiliato nella carne per essere uno di noi. Ecco il suo chinarsi verso la nostra umanità, afflitta dal male e dalla febbre del peccato. Egli stende ancora le sue mani per guarirci e salvarci. Ciò è frutto di quella perenne redenzione che continuamente si attua nella storia del mondo e di ciascuno di noi. Il chinarsi di Cristo raggiungerà il suo apice sul calvario, sulla croce e nel sepolcro. Sappiamo che da quella profonda umiliazione sgorgheranno i frutti della salvezza. Il nemico, l'accusatore sarà precipitato per sempre negli inferi e Cristo si ergerà glorioso come nostro avvocato nella gloria del Padre. Resterà però ancora chino su di noi a stendere le sue mani, a illuminarci con la sua parola, a nutrirci con il suo corpo e il suo sangue. Gesù è chino su ciascuno di noi per garantirci il suo amore, ma nello stesso tempo è nella perfetta unione con il Padre; lì ormai è posto il deserto della sua preghiera per noi. Egli ha azzittito i demòni e ci ha donato l'alimento della fede con la verità della sua testimonianza di Figlio di Dio e fratello nostro. Tutto questo è l'opera della salvezza. (Nota bene: Oggi, nell'Ordine benedettino ricorre la feste di San Gregorio Magno, le letture proprie. Il commento sul nostro sito).
La lotta della preghiera. «I fratelli chiesero al padre Agatone: "Padre, nella vita spirituale quale virtù richiede maggior fatica?". Dice loro: "Perdonatemi, ma penso che non vi sia fatica così grande come pregare Dio. Infatti, quando l'uomo vuole pregare, i nemici cercano di impedirlo, ben sapendo che da nulla sono così ostacolati come dalla preghiera. Qualsiasi opera l'uomo intraprenda, se persevera in essa, possederà la quiete. La preghiera invece richiede lotta fino all'ultimo respiro"».
COME CELEBRARE LE LODI MATTUTINE NEI GIORNI FERIALI Nei giorni feriali le Lodi mattutine si celebrino in questo modo: si dica il salmo 66 senza antifona, rallentando un po' come la domenica, in modo che tutti si trovino presenti al salmo 50 da dirsi con l'antifona. A questo seguiranno altri due salmi secondo la consuetudine e cioè: al lunedì, i salmi 5 e 35; 5al martedì, il 42 e il 56; 6al mercoledì, il 63 e il 64; 7al giovedì, l'87 e l'89; al venerdì, il 75 e il 91; al sabato, il salmo 142 e il cantico del Deuteronomio diviso in due Gloria. 10Negli altri giorni il cantico dei Profeti si dica ciascuno al giorno suo, secondo l'uso della Chiesa Romana. Seguano quindi le laudes (i salmi 148-149-150), una lettura dell'Apostolo da recitarsi a memoria, il responsorio, l'inno, il versetto, il cantico del Vangelo, la litania; e così si termini.
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