Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 01 settembre 2014

La "lectio" di Gesù.

"La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore". Così leggiamo nella lettera agli Ebrei. La parola di Dio è viva, efficace, tagliente e penetrante. Occorre quindi avere ben chiaro in mente queste prerogative quando ci accingiamo a leggerla in modo sapienziale. Deve calarsi dentro di noi e prendere stabile dimora in noi. La parola ci informa e ci conforma a Colui che ce l'ha donata. Deve però trovare un cuore puro ed un animo accogliente. Deve esserci di guida la ferma convinzione che il Signore ci sta parlando personalmente come se quelle parole uscissero per la prima volta dalla sua bocca ed elusivamente per ciascuno di noi nel momento in cui l'accogliamo. Gesù così fa la sua lectio divina nella sinagoga di Nàzaret. Legge dal capitolo sesto del Profeta Isaia e dice: "Oggi si è adempiuta questa scrittura". Davvero lo Spirito del Signore si è posato sul Cristo, è stato concepito nel seno verginale di Maria per opera dello stesso Spirito. Egli è l'inviato del Padre. Deve adempiere una missione speciale, deve liberarci dai mali che ci affliggono ed operare la redenzione. Appare evidente il contrasto con chi non sa leggere la scrittura. Per questi Gesù è il figlio del falegname! Alle parola di grazia seguono le chiacchiere insulse. Deve allora il Signore scandire un meritato rimprovero: i segni della grazia giungono soltanto a coloro che li sanno accogliere con fede. Il rifiuto del Cristo e addirittura l'avversione contro Lui spesso passa attraverso il non-ascolto della sua Parola. Quanto è importante per ogni cristiano stabilire una vera, intima comunione con il Signore, non solo mediante il sacramento della santa Eucaristia, ma anche per mezzo della Parola.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Abba Giovanni ha detto: "Se Mosè non fosse entrato nelle tenebre, non avrebbe visto il Signore. Intendiamo con le tenebre la cella del monaco. Se tu resterai nella tua cella, tu vedrai tutte le meraviglie del Signore"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME CELEBRARE LE VIGILIE NOTTURNE NELLE DOMENICHE

Dopo il quarto responsorio l'abate intoni l'inno Te Deum laudamus; terminato il quale l'abate faccia la lettura del vangelo, mentre tutti stanno in piedi con onore e riverenza. Al termine tutti rispondano Amen e l'abate aggiunga subito l'inno Te decet laus e, data la benedizione, comincino le Lodi mattutine. Questo schema delle Vigilie domenicali lo si mantenga invariato in tutte le stagioni, sia d'estate che d'inverno; eccetto il caso - non sia mai! - che si alzino in ritardo e allora bisognerà abbreviare qualcosa delle letture e dei responsori. Ma si abbia la massima cura che ciò non accada; se però dovesse succedere, il responsabile di tale negligenza ne faccia adeguata penitenza davanti a Dio nell'oratorio.


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