preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Fame e sete esprimono nel linguaggio biblico non solo il bisogno fisico di assumere cibo o bevanda, ma ancor più i desideri più profondi dell'anima e tutto ciò che concorre a saziare lo spirito. Sappiamo perciò che è più facile soddisfare i bisogni del nostro corpo che quelli dell'anima. E ciò anche perché essendo noi fatti ad immagine e somiglianza di Dio, aneliamo verso l'infinito e siamo in certo qual senso insaziabili. Un salmista esprime in modo efficace il significato spirituale della sete facendolo diventare intensa preghiera: "O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua". Lo stesso Gesù, agonizzante sulla croce, dirà "ho sete". Alla samaritana al pozzo di Giacobbe dirà che l'acqua che egli è in grado di donare con la sua parola estinguerà per sempre la sua sete e la trasformerà in una fontana zampillante. Parlando poi della fame, arriverà a parlare di un pane vivo, disceso dal cielo, capace di sfamare definitivamente e di garantire la vita eterna. Oggi egli lancia un invito all'uomo: "O voi tutti assetati venite all'acqua". La piena sazietà, ci dice San Paolo, ci viene garantita dall'amore di Cristo, da una pienezza che solo da Dio può venire. È significativo poi che Gesù dica ai suoi apostoli e discepoli, testimoni oculari della fame di una grande folla: date loro voi stessi da mangiare. Non solo provocatoriamente li sprona a provvedere il pane, ma, anticipando il mandato dell'ultima cena, li invita a diventare essi stessi pane da mangiare. L'aveva capita pienamente questa sfida Sant'Ignazio di Antiochia. Egli scriverà ai primi cristiani di Roma di lasciare che le belve nel circo lo divorino perché, triturato come grano dai loro denti, diventi farina e pane di Cristo. È ancora attuale per i sacerdoti di oggi il grande compito di farsi tutto a tutti fino a lasciarsi divorare dai fratelli per consumare quotidianamente l'eterno sacrificio che salva e che redime.
Non sopravalutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera di avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato.
QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE Ecco, questi sono gli strumenti dell'arte spirituale. Se noi li adopereremo assiduamente notte e giorno e li riconsegneremo nel giorno del giudizio, dal Signore ci verrà data in premio quella ricompensa che egli stesso ha promesso: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo: questo Dio ha preparato per coloro che lo amano» (1 Cor 2,9). L'officina poi dove usare con cura tutti questi strumenti sono il recinto del monastero e la stabilità nella famiglia monastica.
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