Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 14 luglio 2014

Non la pace ma una spada.

Questo annuncio, così categorico potrebbe sembrare a prima vista, duro e contraddittorio. Gesù afferma: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada". La pace di cui parla Gesù è sicuramente quella falsa quiete che gli uomini costruiscono sull'ignavia e sulla passiva rassegnazione alla mediocrità. L'avvento del regno ìmplica una radicale trasformazione nella mentalità degli uomini, implica l'affermazione del primato assoluto di Dio e il superamento di tutti gli ostacoli che ad esso si frappongono. Questo è il prezzo della pace vera: il dono di Dio agli uomini come frutto della redenzione. La presenza di Gesù, i segni che egli pone, la sua parola, tutta la sua missione segnano uno sconvolgimento reale nelle coscienze degli uomini. "La parola di Dio è viva - diceva l'autore della Lettera agli Ebrei, efficace, e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore". Forse potrebbe questo brano offrirci la chiave di lettura della spada, ecco ancora la causa della libera adesione a Dio o il rifiuto, con tutte la inevitabili lotte e divisioni che ne seguono. All'interno delle famiglie sono nate divisioni e lotte di ogni genere a causa del Vangelo. Sono quelle persecuzioni sicuramente meno eclatanti, ma non meno violente; sono maturate fra le mura domestiche e hanno scardinato quei legami che ostacolavano il primato di Dio e l'affermazione delle sue verità. Per questo in un'altra parte del Vangelo Gesù diceva ai suoi: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo". È evidente che Gesù non ci comanda di odiare i nostri famigliari, non intende minimamente contraddire il comandamento di onorare il padre e la madre, ma vuole ribadire ancora una volta che nulla dobbiamo anteporre al suo amore. "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me". L'accoglienza che egli chiede del suo messaggio non ammette compromessi, arriva anzi ad identificarsi con i suoi discepoli e ritiene fatto a se ogni gesto di solidarietà che viene offerto loro: "chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".


Apoftegmi - Detti dei Padri

Abba Irinio disse: Non ti stai fermando perché stai invecchiando. Stai invecchiando perché ti stai fermando.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE L'ABATE

L'abate, che è ritenuto degno di essere posto a capo del monastero, deve sempre ricordarsi di come viene chiamato e confermare con i fatti il suo nome di superiore. Si sa invero per fede che nel monastero egli fa le veci di Cristo, dal momento che viene chiamato col suo stesso nome, secondo la parola dell'apostolo: «Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!» (Rm 8,15).


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