Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Venerdì 13 giugno 2014

Il peccato viene dal di dentro.

Già guardare una donna con desiderio significa commettere adulterio con lei. Il peccato, come le opere di bene, provengono dalle nostre interiori convinzioni, dall'orientamento che abbiano impresso nel nostro cuore. L'azione che ne segue è solo l'esteriore manifestazione di ciò che prima è maturato dentro di noi. I nostri occhi, definiti la finestra dell'anima, ci trasferiscono immagini e causano sensazioni che, se non filtrate dalla nostra coscienza, che deve operare la selezione, ci spingono all'azione cattiva, non conforme alla risposta di amore divino. Ecco perché il Signore arriva a dirci che se il nostro occhio ci è motivo di scandalo, dobbiamo essere pronti anche a cavarlo pur di entrare nel regno dei cieli. L'inquinamento dell'anima è un fatto molto più debilitante della perdita di un nostro organo fisico come il nostro occhio o la nostra mano. Siamo così sollecitati a considerare con la migliore attenzione i valori del nostro corpo, pur meritevoli di attenzioni e di cure, e quelli dello spirito, che dobbiamo conservare integro per la vita eterna. Viene da pensare che ai nostri giorni talvolta sono più affollati gli ambulatori dei medici che non i confessionali e le chiese. Spesso capita di vedere gente che si affanna più per la dimora terrena che non per quelle definitiva e celeste. Soffriamo momenti di confusione e di capovolgimenti di valori. Ciò anche perché il nostro sguardo, non è più assuefatto a svolgere con sapienza la dovuta introspezione dell'anima. C'è troppo chiasso intorno e la fretta morde il nostro incedere nel mondo. Riflettere, meditare, esaminarsi interiormente è virtù di pochi. Forse anche per questo il discorso sulla fedeltà coniugale per molti, come ai tempi di Cristo, non è più un valore.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abba disse che lui cominciava ogni giorno.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'ELEZIONE DELL'ABATE

Detesti i vizi, ami i fratelli. Anche quando deve correggere, agisca con prudenza e sia attento a non eccedere, perché non accada che a voler troppo raschiare la ruggine si rompa il vaso; abbia sempre presente la sua fragilità e ricordi che non si deve spezzare una canna incrinata (cf. Is 42,3; Mt 12,20). Con questo non vogliamo dire che debba permettere l'alimentarsi dei vizi, ma che usi prudenza e carità nello stroncarli, scegliendo il modo più adatto per ciascuno, come abbiamo già detto. E miri ad essere amato piuttosto che temuto.


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