preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù passeggiava nel tempio e i giudei gli si fecero incontro e gli dissero: "Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente". Essi vogliono proprio sapere se il Cristo è colui che dice di essere. La richiesta sembra più che pertinente, ma dalla risposta di Gesù appare una trovata abbastanza provocatoria. "Ve l'ho detto e non credete, voi in ogni caso non credete, perché non siete mie pecore; le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono". Ecco la motivazione di fondo per cui la loro sete di sapere, che sembrava così sincera, ha sapore di falsità. Perché essi non vogliono credere? Eppure avrebbero dovuto accogliere la sua testimonianza: le opere che Gesù ha compiuto e compie nel nome del Padre suo, gli danno questa credibilità inconfondibile. Ma non credono! Giocano purtroppo sulla impossibilità di credere, perché non accettano che Egli sia Dio: "Io e il Padre siamo una cosa sola" anzi proprio questa solenne affermazione per loro sarebbe la motivazione più forte per discreditarlo davanti al popolo e mandarlo a morte. Sono stati numerosi questi attentati alla sua persona, finché ci riusciranno. Ma sarà egli stesso a consegnarsi: essendo giunta l'Ora stabilita dal Padre. Proprio come noi, quando accumuliamo motivazioni su motivazioni per giustificarci e per non voler capire che a Dio si accede non attraverso la risposta ai tanti nostri problemi, ma attraverso l'adesione del nostro cuore. Diventano discepoli del Signore solo coloro che ascoltano la sua voce e lo seguono fedelmente. Ritorna così il discorso sul legame intimo fra il buon Pastore e le sue pecore, ma con una ulteriore precisazione. Là si parlava di ladri e di briganti, con la minaccia che le pecore potessero essere sottratte al buon Pastore. Qui invece Gesù afferma: "nessuno può rapirle dalle mani del Padre mio". Siamo stati consegnati dal Padre al Figlio e, siamo stati consegnati dal Figlio al Padre, non come un rimando di responsabilità, ma come comunione di accoglienza in quell'unico amore per il quale siamo generati per l'eterna Vita, ora e per sempre.
Un anziano disse: Siamo condannati non perché in noi si insinuano pensieri cattivi, ma perché facciamo cattivo uso dei nostri pensieri. Infatti per colpa dei nostri pensieri ci accade di naufragare, ma al contrario a causa loro possiamo anche ricevere un premio.
COME DEVONO ESSERE ACCOLTI GLI OSPITI L'acqua alle mani la versi agli ospiti l'abate; i piedi a tutti gli ospiti li lavino sia l'abate che tutta la comunità; e, terminata la lavanda dei piedi, dicano questo versetto: «Abbiamo ricevuto, o Dio, la tua misericordia dentro il tuo tempio» (Sal 47,10 Volg.). Si usi una particolare attenzione soprattutto nell'accogliere i poveri e i pellegrini, perché nelle loro persone si riceve Cristo in modo speciale, mentre la soggezione per i ricchi di per se stessa spinge a rendere loro onore.
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