Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 26 marzo 2014

Il compimento della legge è l'amore.

Le leggi emanate dagli uomini e destinate a regolare la vita nel mondo, hanno sempre la caratteristica della provvisorietà; cambiano infatti con mutare dei tempi e della situazioni. La legge del Signore è immutabile ed eterna: "In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto". L'unica evoluzione possibile è quella voluta dallo stesso Dio che ne è l'autore. Per questo Gesù, dopo aver proclamato le beatitudini, afferma: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento". Più che le leggi in sé, nella loro fredda formulazione, è lo spirito che deve cambiare, in base alla novità di Cristo. Per molte ragioni si aderisce alla legge o ci si distacca da essa. Ciò che Gesù propone, è un radicale rinnovamento interiore, che trae la sua origine dalla sua venuta e dall'opera che egli sta compiendo per noi. La giustizia solo formale ed esteriore, praticata dagli scribi e dai farisei, indice di un asservimento alla legge, non è più sufficiente. Dall'alto della croce sta per essere scandito un "tutto è compiuto", che instaura le libertà dei figli di Dio, non più schiavi ma liberi, ma capaci di grazia e di amore. Lo stesso Gesù non esiterà a proporci una perfezione assimilata a quella stessa di Dio: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Ora ci è resa possibile l'osservanza dei precetti e dei comandamenti del Signore, perché Cristo ci ha dotati di una legge nuova, che tutte le riassume e le vitalizia: quella dell'amore, quella appunto che è sgorgata dal cuore di Cristo e che ci ha riaperto la via del regno per essere davvero grandi al suo cospetto.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abate Amun disse: «Sopporta ogni uomo come Dio ti sopporta».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME L'ABATE DEVE ESSERE PREMUROSO VERSO GLI SCOMUNICATI

L'abate dunque deve avere la più grande premura e preoccupazione con ogni accortezza e diligenza per non perdere nessuna delle pecore a lui affidate. Sappia che si è assunta la cura delle anime inferme, non il dominio su quelle sane; e tema la minaccia del profeta per bocca del quale il Signore dice: «Ciò che vedevate grasso, lo prendevate; ciò che invece era debole, lo gettavate via» (Ez 34,3-4). E imiti il gesto di tenerezza del buon pastore il quale, lasciate sui monti le novantanove pecore, andò alla ricerca di quell'unica che si era smarrita; ed ebbe tanta compassione della sua debolezza che si degnò di caricarsela sulle sue sacre spalle e così riportarla al gregge (cf. Lc 15,4-5).


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