Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 20 marzo 2014

I beni eterni.

La liturgia odierna ci propone oggi la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro. La Parola di Dio è una Parola feconda, capace sempre di generare buoni frutti. In questo tempo quaresimale possiamo leggerla interrogandoci sui beni veri della nostra vita. La parabola di Lazzaro e del ricco epulone è tra le più note di tutti i vangeli. Gesù pone a confronto la vicenda di due uomini dalle sorti completamente diverse. Il primo beato gode dei beni terreni in feste e lauti banchetti. Il secondo, in una vita stentata cerca disperatamente qualcosa che possa giovare alla sua fame e sete. Dopo la morte ecco che la situazione si ribalta, in modo inaspettato per la mentalità ebraica del tempo. Per gli Ebrei la ricchezza terrena era segno di quella benedizione che il Signore accompagna ai giusti mentre la povertà indica un castigo divino. Non possiamo sapere se nella parabola il ricco volutamente si era disinteressato del povero che bussava a carità; certo la sua vita gli aveva reso il cuore almeno distratto se non addirittura indifferente alle sofferenze altrui. La parabola narràtaci da Gesù parla del giudizio; ma non è il giudizio tremendo che viene da un Dio incontentabile. Il giudizio finale sarà di noi su noi stessi perché nella vita eterna non avremo altro che quello che abbiamo desiderato sulla terra.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abate Iperechio ha detto: «Abbi sempre nello spirito il Regno dei Cieli, e presto l'avrai in eredità».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME DEVONO DORMIRE I MONACI

Ciascuno dorma in un letto a sé. L'arredamento del letto lo ricevano ognuno secondo il grado di fervore di vita monastica, a giudizio dell'abate. Se sarà possibile, dormano tutti in uno stesso locale; se invece il numero rilevante non lo permette, dormano a gruppi di dieci o di venti insieme ai loro decani che vigilino su di loro. Nel dormitorio rimanga sempre accesa una lucerna fino al mattino. I monaci dormano vestiti e con i fianchi cinti di semplici corde o funicelle, in modo da non avere a lato i propri coltelli, perché non abbiano a ferirsi inavvertitamente durante il sonno, e in modo da essere sempre pronti, cosicché appena dato il segnale si alzino senza indugio e si affrettino a prevenirsi l'un l'altro all'Opus Dei, sempre però in tutta gravità e modestia. I fratelli più giovani non abbiano i letti l'uno vicino all'altro, ma alternati con quelli degli anziani. Quando poi si alzano per l'Opus Dei si esortino a vicenda delicatamente, per togliere ogni scusa ai sonnolenti.


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