preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
L'episodio di Gesù che la liturgia odierna ci presenta, sembra avere dell'incredibile. È narrato in modo concitato e descrive una scena con una tensione che raramente cogliamo negli avvenimenti nei quali è protagonista Gesù. L'episodio di oggi si svolge in territorio pagano, nella Decàpoli. È il territorio dove si adorano vari idoli. Qui Gesù incontra prima un uomo indemoniato. La sua possessione lo aveva relegato a vivere tra i sepolcri, in assoluto abbandono civile e morale. Gesù lo libera e gli restituisce una nuova dignità, una nuova possibilità di vita. La reazione scandalizzata dei suoi concittadini può essere spunto di riflessione per noi. Gesù, in questo episodio ha guardato all'essenziale e al bene supremo che è la vita. Ha poi chiesto esplicitamente al miracolato di testimoniare agli altri l'amore e la misericordia di Dio. Per il nostro oggi, dovremo saperci chiedere, se nella nostra esistenza vi è una Decàpoli, dove abbiamo costruito idoli ai quali sacrificare la nostra vita. Gli idoli del denaro, della sete di potere e del successo possono indurci ad un'esistenza che ci pone lontano dagli altri per vivere tra i sepolcri, simbolo dell'aridità dei nostri cuori. Gesù ci insegna, allora a saper riconoscere il vero valore in tutte le cose, per poter discernere serenamente quello di cui abbiamo veramente bisogno. Un motivo di preghiera per noi è proprio quello di chiedere di diventare anche noi testimoni sinceri dell'amore di Dio.
"Abba Abramo, discepolo di abba Agatone, chiese ad abba Poemen: 'Come mai i demoni mi combattono?'. 'Ti combattono i demoni? - gli dice abba Poemen - Non combattono contro di noi finché facciamo la nostra volontà; infatti le nostre volontà sono demoni, e sono esse che ci tormentano, fino a quando non le compiamo. Vuoi vedere con chi combatterono i demoni? Con abba Mosè e quelli simili a lui".
L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI Il principale contrassegno dell'umiltà è l'obbedienza senza indugio. Essa è propria di coloro che ritengono di non aver nulla più caro di Cristo; i quali, sia per il servizio santo a cui si sono consacrati, sia per il timore della geenna e la gloria della vita eterna, non appena dal superiore viene comandato qualcosa, come se l'ordine venisse da Dio, non sopportano alcun ritardo nell'eseguirla. Di questi il Signore dice: «Appena ha udito, subito mi ha obbedito» (Sal 17,45); e ai maestri dice: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,16).
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