preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù sale sul monte! Si sottrae alla folla, s'immerge nella preghiera, deve operare scelte importanti. Deve chiamare, convocare, costituire il primo nucleo della Chiesa nascente. Deve scandire dodici nomi che stessero sempre con lui e diventassero i messaggeri, gli apostoli del suo regno. Deve affermare un'autorità umanodivina per garantire una continuità al suo messaggio. In modo sostanzialmente identico ripeterà quella chiamata e quell'invito speciale un numero infinito di volte affinché dopo i Dodici, tanti e tanti altri assumessero la stessa missione. L'evangelista Marco nel suo stile stringato, essenziale sintetizza così quell'evento: «Salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni». È l'inizio della storia di tutte le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Tutto sembra estremamente semplice, immediato, spontaneo, secondo Marco. Effettivamente è sempre difficile resistere alla Voce che chiama. Il Signore esercita un fascino irresistibile. Se Egli chiama è perché ama di un amore di predilezione gratuito coloro che dovranno appartenergli in modo speciale. Diventare collaboratori di Cristo è un dono e un privilegio unico. Se oggi sono pochi coloro che l'ascoltano dipende forse da una mancanza di fiducia in Colui che chiama, dipende ancora dall'incapacità di valutare l'importanza della chiamata divina o forse ancora da una specie di sordità spirituale che non consente ai giovani del nostro tempo di udire quella Voce. Serpeggia nelle famiglie, anche in quelle cristiane, un diffuso senso di sfiducia che ostacola ulteriormente l'assecondare una vocazione. Non bisogna infine nascondere che talvolta concorre negativamente anche la mancanza di esempi e di modelli nella schiera dei sacerdoti e dei religiosi.Il papa Francesco ci richiama in continuazione a "dare l'esempio con la propria vita".
Chi è il monaco? E' monaco colui che da tutto è separato e a tutti è armoniosamente unito.
CONVOCAZIONE DEI FRATELLI A CONSIGLIO In ogni cosa poi tutti seguano la Regola come maestra e nessuno ardisca temerariamente allontanarsene. Nessuno in monastero segua le inclinazioni del proprio cuore; né alcuno abbia l'ardire di contendere ostinatamente con il proprio abate dentro o fuori del monastero; chi lo osasse, sia sottoposto alla disciplina regolare. L'abate però, da parte sua, faccia tutto nel timor di Dio e nell'osservanza della Regola, sapendo che di tutti i suoi giudizi dovrà senza dubbio rendere conto a Dio, giustissimo giudice.
Quando poi nel monastero si devono trattare questioni di minore importanza, l'abate si serva soltanto del consiglio degli anziani, poiché sta scritto: «Fa' tutto con il consiglio e dopo non te ne pentirai» (Sir 32,24).
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