Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Sabato 21 settembre 2013

Gesù gli disse: Seguimi. Ed egli si alzò e lo seguì.

Un attimo... è bastato un attimo perché Matteo, seduto al banco delle imposte seguisse Gesù Cristo. Cosa aveva nel cuore, questo esattore delle tasse, tanto disprezzato dagli altri? Aveva in animo di cambiare realmente quella vita che, si, gli garantiva un certo tenore economico, ma, forse, che era poi in realtà vissuta nella sofferenza e nell'inquietudine? Non ci è dato di leggere nel cuore di San Matteo, come ha fatto Gesù; sappiamo - e certo non è poco - che quell'istante e quell'incontro hanno determinato una scelta repentina. In quel "seguimi" non vi è un comando imperioso di un dittatore alle proprie truppe ma un'esortazione che richiede una risposta d'amore pronta e sicura. Possiamo pensare che sia proprio questo quello che ci ha voluto lasciare lo stesso evangelista Matteo, che descrive la sua vocazione in modo quasi impersonale. Nella rapidità della scena emerge qualcosa di importante. Da un lato la stessa figura di Cristo che sprigiona amore e rispetto in ogni sua parola ed atteggiamento. Uno sguardo di Gesù vale più di mille parole. Gesù esprime la vera autorità e dimostra un amore profondo; è quell'amore di chi legge i cuori e vuole donare loro la possibilità della salvezza. Uno sguardo penetrante e pieno d'amore è quello che Gesù pone sempre su chi incontra. Quando si incontra Gesù, non è mai per caso ma da questo incontro scaturisce una vera scintilla d'amore, capace di accendere tutta la vita, come ha dimostrato San Matteo con la sua risposta. Possiamo notare anche la generosità pronta di Matteo che non perde tempo per rispondere con i fatti al "seguimi" di Gesù. Per Matteo Gesù diventa subito esperienza di vita concreta e la risposta ai suoi dubbi e segno di cambiamento di vita. San Matteo si alza come segno di cambiamento e conversione. Lascia subito il tavolo perché ha trovato chi può riempire veramente la sua vita. Preghiamo perché il nostro incontro con Gesù sia sempre segno di conversione per la nostra vita.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Gregorio disse: «Che la tua opera sia pura per la presenza del Signore e non per l'ostentazione».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE IL GRADO DELLA SCOMUNICA

La misura della scomunica o del castigo corporale deve essere proporzionata alla gravità della colpa; e la valutazione di questa dipende esclusivamente dal giudizio dell'abate. Se un fratello comunque si rende colpevole di colpe leggere sia privato della partecipazione alla mensa comune. Per chi viene escluso dalla mensa si usi questa norma: non canti da solo in coro né salmo né antifona né proclami le letture, finché non abbia fatto la soddisfazione; inoltre prenda il pasto da solo dopo la refezione dei fratelli; così, per esempio, se i fratelli mangiano all'ora sesta, egli mangi a nona; se i fratelli a nona, egli a vespro, finché, dopo un'adeguata soddisfazione, non abbia ottenuto il perdono.


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