Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 08 agosto 2013

«Voi chi dite che io sia?».

Sono in tanti ad accorgersi che Gesù di Nàzaret non è un maestro qualunque, uno dei tanti che si succedono e svaniscono tra il popolo d'Israele. "Egli parla con autorità e non come i loro scribi", dice la gente. Molti sono testimoni di segni e miracoli davvero straordinari. I primi testimoni sono proprio gli stessi discepoli ed apostoli. A loro è rivolta la domanda: «Voi chi dite che io sia?». Prende la parola Simòn Pietro e scandisce la sua confessione: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Gesù afferma solennemente il primato di Pietro: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Fin qui tutto suscita la nostra ammirazione. Quello che segue è sconcertante: Gesù fa il primo annuncio della sua passione. Quelle parole sùscitano scompiglio e incomprensione tra i suoi. Pietro si sente investito di un impellente dovere di intervenire a difesa del suo Maestro che gli ha appena da poco affidato un grande primato ed un impegno. Lo fa in modo maldestro: Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!. Vuol dire che possiamo anche essere posti in autorità e privilegiati dal Signore, ma se non entriamo con umiltà e fiducia nell'ambito della volontà divina rischiamo di pronunciare bestemmie e pensare, come Pietro, secondo gli uomini.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello ha detto ad un anziano: «Io non vedo lotte nel mio cuore». L'anziano gli rispose: «Tu sei un edificio aperto da tutti i lati. Chiunque entra da te e ne esce a proprio piacimento. E tu, tu non sai ciò che accade. Se tu avessi una porta, se tu la chiudessi ed impedissi ai cattivi pensieri di entrare, allora li vedresti fermi all'esterno e combattere contro di te».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI

E difatti parlare e insegnare è compito del maestro, tacere e ascoltare è dovere del discepolo. Quindi, se si deve chiedere qualcosa al superiore, lo si faccia con tutta umiltà e sommo rispetto, in modo da non parlare più di quanto sia conveniente. Quanto poi alle volgarità, alle parole inutili o alle buffonerie, le escludiamo nel modo più assoluto da tutto l'ambito del monastero e non permettiamo che il discepolo apra la bocca a tali discorsi.


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