Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 18 giugno 2013

L'amore ai nemici e ai persecutori.

Non basta porgere l'altra guancia, vestire l'ignudo con il proprio mantello, essere costretti a percorrere la stessa strada del nemico; il Signore ci chiede ancora molto di più. Non basta neanche l'adempimento del comandamento dell'amore che ci suggerisce di amarci gli uni gli altri. Gesù vuole, come egli stesso ha fatto dall'alto della croce, nel momento del suo supremo martirio, che diventiamo capaci di amore anche verso i nemici, e anche di pregare per i nostri persecutori. Viene così sconvolta ogni logica umana, viene capovolto anche il comune senso di giustizia, che tanto fascino esercita sull'uomo, fermo nella sua miope razionalità. La lezione della croce viene portata alle sue estreme conseguenze e non solo perché da quella croce è stato gridato il perdono ai crocifissori e Gesù ha fatto udire la sua preghiera per loro, ma ancor più perché tutto il sacrificio di Cristo era indirizzato ai nemici, ai peccatori, ai carnefici di ogni epoca. Per questo Gesù, insegnandoci a pregare ci fa dire più e più volte: "rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori".


Apoftegmi - Detti dei Padri

I monaci chiesero all'abba: "che cos'è la maldicenza?". Risposta: "misconoscere la gloria di Dio e invidiare il prossimo".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL PRIORE DEL MONASTERO

Perciò noi abbiamo ritenuto necessario, per salvaguardare la pace e la carità, che dipenda dalla volontà dell'abate tutta l'organizzazione del monastero. E, se è possibile, tutte le esigenze del monastero siano regolate, come abbiamo già stabilito, per mezzo dei decani, secondo le disposizioni dell'abate, cosicché, quando gli incarichi sono divisi tra più persone, nessuno abbia occasione di insuperbirsi. Se però le condizioni locali lo esigono, se la comunità per giusti motivi ne fa umilmente richiesta e se l'abate lo giudica utile, egli stesso, con il consiglio di fratelli timorati di Dio, scelga chi vuole e se lo costituisca priore. Da parte sua questo priore esegua con rispetto quanto gli sarà comandato dal suo abate, senza permettersi nulla che sia contro la volontà o le disposizioni dell'abate; perché, quanto più è preposto agli altri, tanto più bisogna che osservi con maggior impegno le prescrizioni della Regola.


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