Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 04 giugno 2013

E' lecito o no pagare il tributo?

La prima lettura di oggi ci presenta ancora la storia di Tobi. Egli vive nella sua cecità che accetta con animo forte e fiducioso. Questo non gli impedisce di mostrarsi a volte inopportuno con la moglie Anna che deve andare a lavorare fuori casa per tirar avanti la famiglia. Le è stato regalato un capretto. Tobi rimane sospettoso: pensa che sia stato rubato. Chiede insistentemente alla moglie di restituirlo al padrone... Lei indispettita dai sospetti infondati del marito, lo rimprovera aspramente rinfacciandogli l'inutilità delle sue opere buone, dal momento che il Signore ha permesso che fosse ridotto alla cecità. Sospetti, indelicatezze non primi né ultimi nella vita coniugale... Maggior fiducia e comprensione nelle relazioni reciproche non nocerebbero per la concordia dei coniugi di ieri, di oggi e di domani. Nel Vangelo invece leggiamo ancora una volta il contegno astuto dei nemici del Signore: E' lecito o no pagare il tributo a Cesare? Gesù comprende l'inganno e si fa mostrare una moneta. "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?", domanda. –"Di Cesare", rispondono. E Gesù pronuncia quella sentenza diventata proverbiale: "Rendete a Cèsare ciò che di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". Egli ci insegna così a contribuire allo sviluppo della società civile con il nostro apporto personale senza pretendere che altri paghino per noi, d'altra parte però di riconoscendoci creature di Dio e quindi debitrici a lui del dono della vita e della grazia, di riservare a Lui e Lui solo l'adorazione, la lode, il ringraziamento per quello che siamo e abbiamo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Raccontavano che il padre Eladio solleva mangiare pane e sale. Quando giunse la Pasqua, si disse: "I fratelli mangiano pane e sale, io dovrei fare un piccolo sforzo a motivo della Pasqua: dato che gli altri giorni mangio seduto ora che è Pasqua, farò lo sforzo di mangiare in piedi".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I SACERDOTI DEL MONASTERO

Se un abate si propone di ordinare presbitero o diacono un suo monaco, scelga tra i suoi chi sia degno di esercitare l'ufficio sacerdotale. L'ordinato però si guardi dallo spirito di vanagloria o di superbia e non ardisca fare se non ciò che gli viene ordinato dall'abate, sapendo di dover essere sottomesso ancora di più alla disciplina regolare. Né col pretesto del sacerdozio trascuri l'obbedienza alla Regola e la disciplina, ma anzi progredisca sempre di più nel cammino verso Dio. Mantenga sempre il posto che gli spetta secondo l'ingresso in monastero, eccetto per l'ufficio dell'altare e nel caso il voto della comunità e la decisione dell'abate lo abbiano promosso per i meriti della sua vita. Ma anche allora sappia che deve osservare le norme stabilite per i decani e i priori.


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