Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 23 maggio 2013

Il male dello scandalo.

La bontà e l’abituale mansuetudine di Cristo sembra quasi scompaiano dinanzi all’autore degli scandali soprattutto se perpetrati nei confronti dei “piccoli che credono”. “È meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare”, dice il Signore. Non è difficile comprendere gli effetti devastanti dello scandalo. Entra come forza distruttrice del bene e spande semi venefici e zizzania. Ai nostri giorni si sono moltiplicate le vie che consentono di diffondere rapidamente ed ovunque sia il bene che il male. I mezzi di comunicazione sono strumenti meravigliosi che ci aprono a tutte le bellezze e le conquiste del nostro mondo, ma ahimè, possono diventare e talvolta lo diventano, luoghi di immondezze e motivi di scandalo specialmente per i più piccoli. Come è importante quindi educare gli occhi della nostra anima e del nostro corpo ad apprezzare e saper godere di tutto ciò che è buono e bello e saper rigettare ciò che inquina la nostra persona e svilisce i valori sacri della vita. Gesù ci dice tutto questo facendoci fare una esatta valutazione dei valori del corpo e dello spirito, del presente e del futuro, del bene e del male, del tempo e dell’eternità. Da queste interiori illuminazioni sgorgano i frutti della pace perché abbiamo chiuso i percorsi delle brame e abbiamo aperto cuore e mente a Dio.


Apoftegmi - Detti dei Padri

A ciascuno il proprio tempo

L'Abba Marco una volta disse all'Abba Arsenio: E' bene o non è bene avere nella tua cella qualcosa che ti dia piacere? Per esempio una volta venni a sapere che un confratello aveva un piccolo fiore selvatico nella sua cella e lo strappò alla radice. L'Abba Arsenio disse: Bene, è giusto. Ma ogni uomo dovrebbe agire secondo il proprio percorso spirituale. E se uno non riuscisse a stare senza quel fiore, dovrebbe ripiantarlo.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI

Quando un nuovo venuto chiede di abbracciare la vita monastica, non gli si conceda tanto facilmente di entrare; ma, come dice l'apostolo: «Provate gli spiriti per vedere se provengono veramente da Dio» (1 Gv 4,1). Se il nuovo venuto dunque insiste nel bussare e si vede che sopporta con pazienza le umiliazioni che riceve e la difficoltà dell'ingresso per quattro o cinque giorni e ciò nonostante persiste nella sua domanda, gli si conceda di entrare e lo si ospiti in foresteria per qualche giorno. Poi egli dimori nei locali del noviziato dove si eserciti, mangi e dorma. E sia incaricato per lui un anziano capace di guadagnare le anime, il quale lo esamini con molta attenzione e metta ogni cura nell'osservare se il novizio cerca veramente Dio, se è pronto all'Opus Dei, all'obbedienza, alle umiliazioni; gli si prospettino tutte le difficoltà e le asprezze attraverso le quali si va a Dio.


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