Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 05 maggio 2013

Il posto preparato per noi.

Il Signore in questa Domenica vuole riempire il più possibile di certezze la nostra fede. Oggi ci ripete: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Egli non vuole lasciarci nei nostri interiori turbamenti, originati dai nostri dubbi e dalle nostre incertezze sul futuro e sul fine ultimo della nostra esistenza; vuole soprattutto che la nostra fede non abbia a perdere di vista l'obiettivo principale della vita e la mèta finale a cui aspiriamo e che dobbiamo raggiungere. “Io vado a prepararvi un posto” – Il posto di cui parla Gesù non è riferibile alle nostre attese e desideri terreni; non è il posto a cui aspira ogni persona per avere una vita dignitosa e il necessario per vivere. Si tratta del posto finale, della dimora in Dio per l'eternità, dell'immergersi nella Trinità divina per stare sempre in uno stato di beatitudine e di pace piena. La “via” per raggiungerlo è Cristo stesso ad indicarcela e s'identifica con la sua persona e con la sua dottrina: ecco cosa significa credere in Lui. Conoscerlo nell'amore e nella libera adesione ci consente già di vedere il Padre, che in Lui si è rivelato agli uomini. “Chi vede me, vede il Padre” perché “Io sono nel Padre e Padre è in me”. Il Paradiso è la meta di ogni credente, ma ce lo costruiamo giorno per giorno nella fedeltà al Vangelo, alimentando la nostra fede con le opere che Cristo stesso ci consente di operare nel suo nome e per la sua gloria. Possiamo così dire e sperimentare che lo stato di grazia è già un'anticipazione di paradiso.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse ancora l'Abba Macario: Se volendo rimproverare qualcuno sei indotto alla collera, soddisfi una tua passione; non perdere te stesso per salvare un altro.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL LAVORO MANUALE QUOTIDIANO

In giorno di domenica tutti si dedichino alla lectio, eccetto chi è occupato nei vari servizi. Se poi un fratello è così svogliato e indolente che non voglia o non possa studiare o leggere, gli si dia qualcosa da fare, perché non rimanga in ozio. Ai fratelli infermi o di gracile costituzione si assegni un lavoro o un mestiere tale che non li faccia stare in ozio, ma allo stesso tempo non li opprima con l'eccessiva fatica costringendoli a rinunciarvi; la loro debolezza deve essere tenuta in considerazione dall'abate.


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