preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Deve essere chiaro che la similitudine, su cui si basa l'interpretazione della parabola odierna, non è sulla disonestà del giudice, ma sul suo comportamento di fronte all'insistenza petulante della vedova. Naturalmente tutto il messaggio fa riferimento al discorso escatologico, ascoltato nel Vangelo di ieri, perché Gesù desidera che i suoi discepoli colgano l'imminenza della sua venuta. Allora questa “vedova volutamente ostinata” diventa l'esempio di una donna povera, che invoca con forza l'aiuto dall'alto, stretta dal bisogno della prova. Il cambiamento della sua situazione avviene quando il giudice ritiene insopportabile questo continuo lamento, giungendo perfino a pensare tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho rispetto per nessuno, perché questa vedova è così molesta le farò giustizia”. Finalmente interviene non per amore della giustizia, né per la compassione, ma per la disperazione. E su quella stizzosa decisione interviene Gesù: “Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Gli eletti sono coloro che “gridano giorno e notte”, cioè quelli che pregano sempre, senza stancarsi. La venuta del Signore e del suo regno è frutto della preghiera. Dio non può essere insensibile al grido accorato del povero. Il Vangelo termina con un provocante interrogativo: “Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà le fede sulla terra?” Il Signore, per il suo ritorno, esige una fede come quella della vedova. Tale fede, che si fa preghiera incessante, è il nostro sì alla sua venuta. Attraverso la fede, la storia intera si può trasformare, con Gesù, in grido che invoca la giustizia per tutti.
Un giorno l'Abba Macario, passando di ritorno dalla palude nella sua cella, recava con sé dei rami di palma, ed ecco per la strada gli venne incontro il diavolo con una falce per la mietitura. Lo avrebbe voluto colpire con quella falce, ma non ci riuscì e gli disse: O Macario, da te subisco grande violenza, perché non posso avere la meglio su di te. Infatti qualsiasi cosa tu faccia, la faccio anch'io: digiuni e anch'io non mangio affatto, vegli e anch'io non dormo affatto. C'è una sola cosa in cui mi sei superiore; l'Abate Macario chiese: Quale? Il diavolo rispose: La tua umiltà, a causa della quale non riesco ad avere la meglio su di te.
VESTI E CALZATURE DEI FRATELLI Quando si ricevono indumenti nuovi si restituiscano sempre quelli usati, da conservare nel guardaroba per i poveri. Devono bastare infatti al monaco due cocolle e due tuniche, sia per avere il cambio la notte sia per poterle lavare; il di più è superfluo e deve essere tolto. Anche le calze e ogni altra cosa usata le restituiscano quando ne ricevono di nuove. Quelli che si mettono in viaggio prendano i femorali dal guardaroba e al ritorno li restituiscano lavati. E le cocolle e le tuniche per il viaggio siano un po' più buone di quelle che ordinariamente usano; le prendano dal guardaroba quando partono e ve le ripongano quando tornano.
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