preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il passo evangelico riferisce un dialogo amichevole tra Gesù e uno degli scribi; è un racconto unico nei Vangeli sinottici. Ecco, un dottore della legge che non si perde nella casistica, ma va alla ricerca dell'essenziale, gli disse: “Maestro, qual è il primo di tutti i comandamenti?” Gesù rispose: “Il primo è: Ascolta, Israele”. Lo rimanda quindi alla professione di fede del pio israelita. Questo comandamento, concepito tale da Gesù, scaturisce dall'ascoltare, - si riceve per fede - e coinvolge l'intera persona: la volontà, i sentimenti, l'intelligenza, tutte le forze. A questo comandamento Gesù ne aggiunge un secondo che dichiara essere uguale al primo, come un'unica cosa: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Lo scriba approva Gesù per la giusta risposta, e Gesù di rimando gli dice: “Non sei lontano dal regno di Dio”. Per entrarvi infatti gli occorre conoscere e amare Gesù. Soltanto aderendo con fede a Gesù, e vivendo in lui l'uomo potrà amare Dio e amare il prossimo in modo da fare parte del regno di Dio e avere la vita. La legge dell'Antico Testamento ha il suo pieno compimento nella persona di Gesù. Leggendo questa pagina del vangelo ci si può chiedere: quale è il rapporto tra il comandamento dell'amore di Dio e il comandamento dell'amore del prossimo? Possiamo dire: l'amore di Dio si dimostra e si realizza nell'amore al prossimo. Infatti nell'amore a Dio l'uomo può soltanto rispondere all'iniziativa di Dio, accettandola: “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato per noi il suo Figlio”. Nei confronti del prossimo, invece, l'uomo può avere l'iniziativa, è lui che va, o meglio che deve andare incontro al prossimo, offrendogli il suo servizio. In breve, abbiamo la conferma di Gesù per comprendere la reciprocità di questi due comandamenti e per verificare la genuinità del nostro amore in quelle solenni e consolanti parole: “Qualunque cosa avete fatto agli altri, l'avete fatta a me”. L'apostolo Giovanni ci dice: “Siamo passati dalla morte alla vita, la Vita di Dio, perché amiamo i fratelli”. Il Vangelo termina: “E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo”.
Disse ancora l'Abba Macario: Se volendo rimproverare qualcuno sei indotto alla collera, soddisfi una tua passione; non perdere te stesso per salvare un altro.
IL LAVORO MANUALE QUOTIDIANO In giorno di domenica tutti si dedichino alla lectio, eccetto chi è occupato nei vari servizi. Se poi un fratello è così svogliato e indolente che non voglia o non possa studiare o leggere, gli si dia qualcosa da fare, perché non rimanga in ozio. Ai fratelli infermi o di gracile costituzione si assegni un lavoro o un mestiere tale che non li faccia stare in ozio, ma allo stesso tempo non li opprima con l'eccessiva fatica costringendoli a rinunciarvi; la loro debolezza deve essere tenuta in considerazione dall'abate.
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