Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 25 settembre 2012

Familiari di Gesù per l'ascolto obbediente della sua parola.

L'episodio riportato dal Vangelo di oggi, ci propone una essenziale considerazione sul nostro rapporto, personale e profondo, con il Signore Gesù. Egli rispose a chi gli annunciava la presenza gelosa dei suoi familiari: “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”. Con queste parole Gesù non rinnega affatto i legami che egli aveva con le persone che lo cercavano e tanto meno con sua madre. Tuttavia non sfugga una indispensabile constatazione. I suoi parenti si avvicinano a lui, ma per incontrarlo non basta essere dei suoi. C'è una folla che lo separa da lui, la folla degli estranei, che sta con lui per ascoltarlo e seguirlo. I parenti quindi - chi si crede vicino - se vogliono incontrarlo devono entrare in quella folla di discepoli, che per loro sono estranei, ma che in realtà sono i veri parenti, perché lo ascoltano e gli obbediscono. Si contrappone una parentela secondo lo Spirito a una secondo la carne. Questa è una buona notizia per tutti gli 'estranei', i quali sono chiamati a essere di casa con Dio nella sua misericordia. Ascolto, accoglienza, terra, casa hanno in comune una caratteristica materna, la capacità di ricevere Cristo, parola seminata nei nostri cuori dall'annuncio”. Pur essendo noi generati dalla Parola, in qualche modo la generiamo: diamo a lei una dimora, una tenda dove abitare. Come Maria accolse la Parola e la generò al mondo, così il nostro ascolto le da spazio e caratteristiche personali. Mettiamo a disposizione, come Maria, tutto il nostro essere tutto il nostro operare “ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua Parola”. L'azione di Dio è sempre molteplice e creatrice di relazioni. E qui ha origine la nostra fraternità, perché l'ascolto dell'unica parola di misericordia del Padre che è nei cieli, ci rende tutti figli suoi, fratelli di Gesù e tra di noi. “Così voi non siete più stranieri, ne ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio”.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abate Amun disse: «Sopporta ogni uomo come Dio ti sopporta».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME L'ABATE DEVE ESSERE PREMUROSO VERSO GLI SCOMUNICATI

L'abate dunque deve avere la più grande premura e preoccupazione con ogni accortezza e diligenza per non perdere nessuna delle pecore a lui affidate. Sappia che si è assunta la cura delle anime inferme, non il dominio su quelle sane; e tema la minaccia del profeta per bocca del quale il Signore dice: «Ciò che vedevate grasso, lo prendevate; ciò che invece era debole, lo gettavate via» (Ez 34,3-4). E imiti il gesto di tenerezza del buon pastore il quale, lasciate sui monti le novantanove pecore, andò alla ricerca di quell'unica che si era smarrita; ed ebbe tanta compassione della sua debolezza che si degnò di caricarsela sulle sue sacre spalle e così riportarla al gregge (cf. Lc 15,4-5).


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