preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Fatica e oppressione ci accompagnano inevitabilmente per quel lento ed inarrestabile accumulo di pesi che quotidianamente si posano sulle nostre spalle e gravano sul nostro spirito. È la fatica del nostro ritorno a Dio da cui ci eravamo allontanati, è la fatica del deserto e degli aneliti inappagati. Soffriamo sete e fame e l'inedia genera stanchezza. L'orientamento ci risulta difficile e siamo soggetti a smarrimenti che rendono tortuose le nostre strade e sempre troppo lontana la meta da raggiungere. Che tristezza vagare senza meta, anelare ad essa e non poterla raggiungere! La nostalgia della casa paterna mai ci abbandona, la fame e la sete ci ricordano il cibo abbondante di cui godevamo un tempo, ora però tutto ci risulta difficile e faticoso. Non ci sfugge il pensiero che stiamo tutti, con pesi più o meno grandi, scalando il nostro personale calvario. Così ci coglie e ci descrive Cristo in questo nostro tempo e per questo ci rivolge un fraterno invito: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò". Il primo gesto che egli ci chiede è quello di "andare" da lui; vuol dirci che egli è la "via" sicura, l'orientamento che non sapevamo trovare da soli, l'approdo a cui tendevamo senza poterlo raggiungere. Ritrovare la strada dopo vari smarrimenti è sicuramente morivo di grande gioia, è il primo ristoro di cui vuol farci godere. Accettare la guida dopo aver vagato in solitudine smarrendoci è un segno di vera umiltà, ma anche il presupposto per ulteriori progressi. Ci mettiamo così alla scuola di Cristo per imparare ad essere come lui miti ed umili di cuore. Mitezza ed umiltà sembrerebbero secondo i nostri calcoli, limiti e non motivi di forza. In realtà sono le virtù che fanno spazio a Dio e ci consentono di sentire dentro la misteriosi forza, che rende leggeri i nostri pesi e soave il giogo. Riusciamo solo così a convincerci che quanto il Signore ci chiede e ci indica amorevolmente con i suoi precetti ci risulteranno leggeri e soavi nella misura in cui ci siamo convinti che sono gli strumenti indispensabili per continuare il nostro cammino speditamente verso la meta e la via sicura per raggiungerla. Attenzione a non preferire stoltamente i nostri sentieri tortuosi e privarci della santa energia divina; ci ritroveremmo fuori strada e stremati sotto i nostri pesi diventati insopportabili.
Gli anziani dicevano: "L'anima è una fonte. Se la scavi, si purifica; se vi getti della terra, scompare.
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Nel suo insegnamento poi l'abate deve sempre aver presente quella norma dell'apostolo che dice: «Ammonisci, esorta, rimprovera» (2 Tm 4,2); vale a dire, tenendo conto dei diversi momenti, alternando rigore e dolcezza, mostri ora l'atteggiamento severo del maestro ora quello affettuoso del padre; e cioè, gli indisciplinati e gli irrequieti deve ammonirli duramente; gli obbedienti invece e i miti e i pazienti deve esortarli a progredire sempre di più; ma i negligenti e gli abituali trasgressori vogliamo che li rimproveri e li punisca.
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