preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
L'"Ave Maria", la preghiera con cui salutiamo ed invochiamo la Vergine, iniziata dall'Angelo Gabriele, è oggi proseguita e completata da Elisabetta. La prescelta da Dio per essere la madre del Signore, colei che concepirà il Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo, ha saputo dal messo divino che anche Elisabetta, che tutti dicevano sterile, è ormai prossima alla maternità. La Madre di Dio, che si era professata "la serva del Signore", ora la vediamo salire in fretta verso la montagna per raggiungere la sua parente e diventare la sua serva. Splende l'umiltà di Maria, brilla di luce vera nel suo cuore purissimo l'amore del Signore; è piena di grazia, lo Spirito Santo è sceso su di lei, la potenza dell'Altissimo l'ha adombrata, ora sollecita e quasi ignara della sublime dignità a cui Dio stesso l'ha innalzata, deve testimoniare lo stesso amore ad Elisabetta, deve prestare a lei quegli umili servizi di cui ogni mamma ha bisogno prima del parto. Proprio da questa testimonianza è della completa disponibilità di Maria, proprio nel dare gratuitamente amore, anche ciò che è arcano, velato nel mistero e chiuso nel segreto del cuore, si svela in un incontro di due anime votate a Dio e illuminate dallo steso Spirito. Al saluto di Maria esulta il bambino nel grembo di Elisabetta. Lei, piena di Spirito Santo, riconosce nella giovane parente "la madre del Signore" e la proclama "benedetta fra tutte le donne" perché ha creduto alla parola del Signore. Esplode in un canto di lode e di ringraziamento la vergine Maria: canta e magnifica il Signore, esulta in Dio salvatore, perché ha posato il suo sguardo di compiacenza sulla sua povertà. Ora più nulla può nascondere Maria e la sua "beatitudine" dovrà essere proclamata nei secoli futuri. La misericordia divina sta per espandersi sul nostro mondo per tutti coloro che, con la stessa umiltà di Maria, accoglieranno i doni di Dio. L'incarnazione del Verbo viene a cancellare la superbia degli uomini e ad esaltare gli umili. La grande promessa di salvezza definitiva ed universale, scandita da Dio sin dal principio, ora si compie, sta per nascere nel grembo della vergine Maria. I motivi della gioia vengono lanciati dal quel canto a tutta l'umanità, l'esultanza di Maria si trasferisce alla Chiesa del suo Bambino, che ancora ogni giorno al calar del sole, con le stesse parole, con la stessa gioia canta il suo "Magnìficat". Abbiamo imparato da lei e ci verrà confermato da Cristo stesso che i privilegi divini non vengono dati per una personale esaltazione, ma per la gloria di Dio e per l'edificazione del nostro prossimo. Maria, la benedetta fra tutte le donne, la Madre del Signore, prima del suo Gesù, insieme a lui, portato in grembo, sale la montagna per essere la serva di Elisabetta e la nostra serva, assumendo così il suo ruolo di Madre della Chiesa, prima ancora che il suo Figlio, morente sulla croce, la proclamerà tale.
L'Abba Epifanio diceva: "il profeta Davide pregava a notte fonda, si alzava a mezzanotte, prima dell'alba invocava aiuto, all'alba era in preghiera, al mattino implorava, alla sera e a mezzogiorno elevava suppliche. Per questo poteva dire: sette volte al giorno io ti lodo".
I SACERDOTI CHE VOLESSERO EVENTUALMENTE ENTRARE IN MONASTERO E se per caso nel monastero si devono fare delle nomine o trattare qualche affare importante, occupi il posto che gli spetta secondo la data di ingresso in monastero, non quello che gli è stato assegnato per riverenza al sacerdozio. Così pure se un chierico, mosso dallo stesso desiderio, vorrà aggregarsi al monastero, sia collocato in un posto intermedio, ma anche qui a condizione che prometta l'osservanza della Regola e la propria stabilità.
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