preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Maria ha il suo primo incontro con Gesù Risorto; è un incontro decisivo: per Maria e per la sua vita. Ella piange per la morte del suo Maestro; non è ancora entrata nel suo mistero Pasquale. Ancora è sopraffatta da sentimenti che la chiudono in se stessa. Si mette ancora al primo posto, pone avanti i suoi desideri umani; legittimi, ma che ancora sono incrostati dall'umana debolezza ed egoismo. Il suo gesto di afferrare ancora Gesù è slancio di stupore ed è movimento di amore. Gesù però le risponde: Non trattenermi, quasi ad evidenziare come Maria sia ancora legata in un suo personale egoismo. Gesù diventa, quindi, inafferrabile. Egli, il Risorto, non vuole che gli si imponga una barriera. Chiede un incontro personale ed intimo ma chiede che questo avvenga nel suo Mistero Pasquale non nelle nostre categorie umane. L'incontro sarà in un'altra dimensione, non nella nostra. In questo movimento abbiamo l'opposto dell'Incarnazione, quando Egli ha voluto assumere un corpo umano; ora Egli ci chiede un incontro che trascende la nostra natura e sublima i nostri sentimenti. Nell'Eucaristia abbiamo questo incontro. L'Eucaristia non è una gabbia per Gesù. Non è opera dell'uomo che predomina sulla volontà divina. Nell'Eucaristia, Gesù rimane fedele a sé stesso e si ripresenta a noi nel suo Mistero; afferriamolo allora in questo momento, facciamolo nostro ma come vuole Lui, non secondo i nostro preconcetti ma sul piano divino.
Pazienza L'abba Pastor diceva: «Quali che siano le tue pene, la vittoria su di esse sta nel silenzio».
Un giorno che i fratelli si erano riuniti a Scete, alcuni anziani vollero mettere alla prova l'abba Mosè: si fecero sprezzanti e gli dissero: «Perché questa specie di etiope viene tra noi?». L'abate tacque udendo queste parole. Di ritorno dall'assemblea, quelli che lo avevano ingiuriosamente trattato gli dissero: «Non sei turbato?». Egli rispose: «Sono turbato, ma non dico niente».
I VECCHI E I FANCIULLI Sebbene la natura umana sia per se stessa portata a compassione verso queste due età, cioè dei vecchi e dei fanciulli, tuttavia è bene che intervenga in loro favore anche l'autorità della Regola. Si tenga sempre conto della loro debolezza e non si applichi affatto ad essi il rigore della Regola riguardo al vitto; si abbia piuttosto verso di loro un'amorevole condiscendenza e anticipino pure le ore regolari dei pasti.
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