Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 27 febbraio 2012

Ogni volta che..., l'avete fatto a me.

La Quaresima è tempo di preghiera, di silenzio e di ascesi, ma renderemo vane queste attività dello spirito se ci allontanassimo da coloro con i quali condividiamo normalmente la nostra giornata. La liturgia odierna ci viene incontro, ponendoci davanti al giudizio ultimo, inappellabile, nel quale saremo valutati sui nostri gesti di sensibilità nei confronti degli altri. "Avevo fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere". L'uomo deve imitare, nel suo comportamento verso gli altri, l'amore di Dio. Non si tratta solo di una buona opera o di qualche cosa che noi facciamo in modo eccezionale. Il discorso di Gesù è molto più ampio. Sullo sfondo c'è il Regno di Dio verso il quale la storia cammina... la nostra storia sacra. Il Cristo da amare e servire lo incontriamo nel fatto concreto, quotidiano, così come si presenta, non in modo accomodato, non altrove. Da quando è divenuto uomo, si è fatto nostro fratello, uomo come noi e bisognoso come noi, non c'è altro modo di raggiungerlo e di amarlo. "Ogni volta che avete fatto queste cose ai miei fratelli, l'avete fatto a me". Il nostro agire raggiunge una valenza religiosa, di santità non per quello che facciamo, ma per volere di Cristo che accoglie per sé i nostri poveri gesti, compiuti nel servizio fraterno. Non ci sfugga la magnanimità di Dio per tutti gli uomini, sue creature. In confronto che cos'è l'opera delle nostre mani? Eppure chi agisce da lode a Dio e chi riceve l'ottiene dalla Provvidenza divina, che ha mosso per mezzo dello Spirito all'atto caritatevole. Allora bisogna credere che il problema di chi ci vive accanto, a cui possiamo portare rimedio con l'amore, anche con un semplice "bicchiere d'acqua fresca", è il secreto della storia umana.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Le distrazioni nella preghiera.

«Il padre Teodoro di Ennaton disse: "Se Dio ci imputasse le negligenze nella preghiera e le distrazioni durante la salmodia, non potremmo essere salvati"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUANTI SALMI DEVONO DIRSI ALL'UFFICIO NOTTURNO

I testi poi da leggere nelle Vigilie siano quelli di divina autorità sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, nonché i loro commenti fatti dai padri cattolici di rinomata fama e di sicura dottrina. Dopo le tre letture con i propri responsori, seguano altri sei salmi da cantarsi con l'Alleluia; quindi una lettura dell'Apostolo da recitarsi a memoria, il versetto, la supplica litanica ossia il Kyrie eleison; e così si concluda l'Ufficio notturno.


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