preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Se per oggi si organizzasse nel mondo intero un grande universale silenzio!? Vogliamo augurarci un silenzio sacro, orante, fecondo, che prostri l'orgoglio che acceca e faccia brillare per tutti la luce del Natale. Oggi vogliamo chiudere l'udito alle voci, ai suoni e al chiasso del mondo, vogliamo chiudere i nostri occhi alle nostre luci fatue e artificiali per aprirci all'ascolto dei segnali e delle armonie celesti particolarmente intense in questo giorno, per sbarrare gli occhi dell'anima alle meraviglie divine, per scrutare con la lampada oleata della fede tutto il fascino del primo presepio. Vogliamo attivare tutti i sensi più intimi e sottili del nostro spirito per gustare i profumi, i sapori, i sorrisi e le gioie vere che emanano dalla grotta di Betlemme e che non si riconoscono ad occhio nudo. Vogliamo fare al massimo spazio allo Spirito di Dio che è l'unica energia che ci può far comprendere come la vera grandezza di Dio si possa nascondere in una stalla, come il Dio onnipotente e Signore s'incarni e nasca da una umile vergine, come il Salvatore del mondo si presenti a noi come un bambino debole, inerme e il Re del cielo abbia come trono una mangiatoia. Occorre perciò un grande e umile silenzio: i misteri di Dio esigono da noi poveri mortali un profondissimo rispetto proprio perché inaccessibili alla fioca lucerna della nostra mente. Possiamo e dobbiamo accostarci perciò senza pretese, spogliandoci delle nostre misure e dei nostri sillogismi, indossando invece un abito dimesso, genuflettendo con il cuore e con la mente e così lasciar parlare il mistero e celebrarlo nell'intimo. Per intendere il Bambino di Maria bisogna ritornare bambini anche noi, calare le difese e accogliere con cuore umile. I poveri in spirito sono beati perché vedranno Dio, ma già lo pregustano nel Presepio dove povertà e umiltà si uniscono per diventare messaggio di conversione per tutti gli uomini.
Disse il padre Silvano: "guai a quel uomo, la cui fama è maggiore della sua opera".
SE A UN FRATELLO VENGONO COMANDATE COSE IMPOSSIBILI Se per caso a un fratello vengono comandate delle cose molto difficili o addirittura impossibili, egli accetti ugualmente l'ordine con tutta docilità e obbedienza. Se poi vede che il peso di quel carico impostogli è veramente al di sopra della sue forze, faccia presente al superiore i motivi della sua impossibilità, con pazienza e a tempo opportuno, senza arroganza o resistenza o opposizione. Ma se, anche dopo questa sua obiezione, il superiore rimane fermo nel comando, sappia il monaco che per lui è bene così e, per amore, confidando nell'aiuto di Dio, obbedisca.
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