Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 11 dicembre 2011

Giovanni un testimone davvero speciale.

"Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce". Isaia a sua volta, secoli prima diceva: "Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri". Due profeti distanti tra sé, sette secoli, ma oggi accomunati dalla liturgia, con la missione pressoché identica: quella di Giovanni, preparare la strada al Signore che sta per iniziare la sua missione pubblica, dare testimonianza alla luce; quella di Isaia, preannunciare il Messia pre-incarnandolo quasi nella sua travagliata esperienza e già descrivendone i prodigi di salvezza che verrà a portare. Due voci per noi che dovrebbero farci ardere ulteriormente il desiderio del Natale e fugare ogni dubbio sul Signore che viene. L'annuncio di Giovanni Battista è infatti inequivocabile: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me". Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele". Così le voci speciali dei profeti che ci parlano in nome di Dio, alimentano e nutrono la nostra fede. Giovanni in particolare ci sollecita alla più profonda umiltà: egli si mette da parte affinché Cristo - Luce potesse espandere in pienezza il suo bagliore. Sappiamo che la sua fedeltà raggiungerà il culmine con l'eroismo del martirio precedendo in questo lo stesso Cristo. Ci dice ancora che la fedeltà a Dio è sempre dovuta, anche quando il costo è la vita.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Il padre Zaccaria disse: "secondo me, monaco è colui che in ogni cosa fa violenza a se stesso".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'ELEZIONE DELL'ABATE

Se invece tutta la comunità, sia pure all'unanimità, eleggesse - non sia mai! - una persona accondiscendente ai propri vizi e questi vizi giungono in qualche modo a conoscenza del vescovo nella cui diocesi è situato il monastero o agli abati o ai cristiani vicini, essi non permettano che prevalga l'accordo dei perversi e scelgano un degno amministratore per la casa di Dio, convinti che ne riceveranno grande ricompensa, se agiranno con retta intenzione e per zelo verso Dio, mentre al contrario saranno colpevoli di peccato se trascurano di intervenire.


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