preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
È la nostra beatitudine se siamo in fervente attesa del Natale! "Popolo di Sìon che abiti in Gerusalemme, tu non dovrai più piangere; a un tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta. Anche se il Signore ti darà il pane dell'afflizione e l'acqua della tribolazione, tuttavia non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro, i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: «Questa è la strada, percorretela»". Isaia parla a ciascuno di noi: egli vede e legge la storia dei suoi tempi, ma evidentemente si riferisce con sorprendente attualità anche alla nostra storia e persino ai tempi, alle calamità che ci stanno colpendo e al tempo liturgico che stiamo vivendo. Ci invita, nonostante le tribolazioni, a smettere l'abito di lutto, a far cessare il pianto, ad alimentare di cristiana certezza le nostre suppliche, perché Colui che è nostro maestro, l'Onnipotente Signore, la fonte della divina Sapienza, tende benevolmente il suo orecchio alle nostre preghiere, ci illumina con la sua dottrina divina e soprattutto nascendo da Maria si rende visibile ai nostri occhi: il Verbo si fa carne. Siamo invitati a percorrere la "strada" che conduce al presepio per trovare il Bambino che è nato, la Via che ci riconduce al Padre. Passiamo dalla strada alla Via! Ed ecco pronta la risposta del Signore Gesù: lo vediamo nelle nostre strade: "Andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità" Il Messia inizia la sua missione: illumina con la sua Parola e guarisce con la sua divina potenza. "Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore". Lo sguardo del Signore, pare, ora s'immerga nella secolare storia della sua Chiesa, la sua messe, la sua vigna, il suo gregge e si muove a compassione; accende e fa ardere più intensa la fiamma del suo amore per noi. Ci invita ad essere partecipi della sua ansia, del suo patire per noi e ci sollecita a pregare affinché siano tanti e santi i pastori del nuovo gregge, che sappiano essere i continuatori della sua opera e i testimoni credibili del suo Vangelo.
Un fratello domando all'anziano: "Come entra nell'anima il timore di Dio?". Disse l'anziano: "se l'uomo è umile, povero, e se non giudica gli altri, il timore di Dio entra in lui".
I MONACI PELLEGRINI Inoltre se l'abate lo giudica degno, potrà assegnargli un posto più elevato. E questo non valga solo per un monaco, ma anche per uno che provenga dai sopraddetti gradi dei sacerdoti e dei chierici: cioè, se l'abate vede che la loro condotta lo merita, potrà elevarli a un posto superiore a quello dovuto per l'ingresso in monastero. L'abate però si guardi bene dall'ammettere nella propria comunità un monaco di altro monastero conosciuto, senza il consenso o le lettere commendatizie del suo abate, perché sta scritto: «Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te» (cf. Tb 4,16; Mt 7,12).
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