Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 27 novembre 2011

Vigilanti, in attesa.

La consapevolezza che la nostra vita è segnata da un inizio e da una fine nel tempo ci dovrebbe porre spontaneamente in un atteggiamento più o meno vigile di continua attesa, ancor più se, illuminati dalla fede, siamo ben desti e memori delle parole del Signore: "Vegliate perché non sapete né il giorno né l'ora". La nostra attesa e la nostra vigilanza deve quindi essere senza soste, continua, assidua e crescente, e ciò non soltanto in vista del passaggio finale verso l'eternità, ma anche per quegli eventi che si susseguono nel corso dei giorni, degli anni e della stessa vita e che servono a prepararci nel modo migliore a quell'ultimo incontro. La liturgia ben vissuta a questo ci prepara e in questa direzione ci orienta. La fede e la nostra buona religiosità ci fanno comprendere che alcuni eventi liturgici, l'Avvento è sicuramente uno di questi, meritano una specialissima attenzione e la migliore partecipazione possibile in vista della ricorrenza a cui ci preparano. Ecco per noi il tempo forte di preparazione alla nascita del Figlio di Dio. Ecco puntale l'ammonimento del Signore rivolto a tutti. "Vegliate". Bisogna destarsi dal sonno dell'assuefazione e dall'apatia delle nostre quotidiane banalità perché sta per accadere un fatto pensato per noi da Dio stesso, che riguarda la nostra salvezza nel tempo e nell'eternità. Sgorga da una storia passata e sempre nuova: la triste esperienza del peccato, della infedeltà da parte nostra e l'incrollabile amore di Dio manifestato in mille modi fino a quando non rivela il progetto della redenzione già preannunciato subito dopo il primo .peccato. "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". La solenne promessa, che si attua nella pienezza dei tempi, riguarda la "donna", la Madre, la Vergine Maria, riguarda il Figlio unigenito Gesù Cristo, riguarda la nostra redenzione, già ci parla del santo Natale. Ecco allora i motivi dell'attesa, della solerte vigilanza, della interiore revisione di vita per proiettarci verso Dio, essere accoglienti e recuperare il volto della grazia, rinascere per poi risorgere con Cristo. Voglia Dio che la nascita del Figlio suo unigenito segni la nostra rinascita ad una vita nuova.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Raccontava del padre Dioscuro, che mangiava pane d'orzo e farina di lenticchie. Ogni anno si proponeva le pratiche di una nuova disciplina. Diceva: "Non avrò incontri con nessuno quest'anno", oppure: "non parlerò", oppure: "Non mangerò nulla di cotto", o ancora: "non mangerò frutta e verdura". Faceva così tutte le pratiche possibili, non faceva in tempo a compierne una che ne inizia un'altra. E ciò avveniva ogni anno.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FIGLI DEI NOBILI E DEI POVERI

Se per caso un nobile vuole offrire il proprio figlio a Dio nel monastero e il fanciullo è ancora in tenera età, i genitori scrivano la carta di petizione, di cui abbiamo parlato sopra; e insieme alle offerte della Messa avvolgano nella tovaglia dell'altare la stessa petizione e la mano del fanciullo; e così lo offrano.


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