Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 26 ottobre 2011

«Signore, sono pochi quelli che si salvano?».

È uno degli interrogativi fondamentali che ognuno di noi si pone. Tutta la nostra vita è orientata verso un approdo finale, che è appunto la salvezza. Oltre che essere l'obiettivo della nostra fede, per noi esseri umani, fatti ad immagine somiglianza di Dio, è istintivo il bisogno di immergerci di nuovo in Colui donde abbiamo tratto la vita e l'esistenza. Quell'alito che Egli ha soffiato su di noi deve tornare alla sua fonte. Tuttavia con la nostra esistenza stiamo facendo un difficile cammino di ritorno alla Casa paterna donde ci eravamo allontanati, abbagliati dall'illusione della liberta senza confini. Per questo Gesù rispondendo alla domanda afferma: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno». La porta è diventata stretta per noi dopo l'abbandono. Ci è consentito di rientrarvi solo se siamo capaci di diventare piccoli nell'umiltà del pentimento e del filiale abbandono. Non sono ammessi colpevoli ritardi perché ignari del momento e dell'ora in cui lo sposo verrà, se non pronti con l'abito nuziale e con le lucerne accese, potremmo sentirci dire: «Non vi conosco, non so di dove siete». In un altro passo Gesù ci ammonisce: «Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio». Sappiamo che «conoscere» nel linguaggio biblico significa amare, quindi quel «non vi conosco» sarà l'esplicita dichiarazione della nostra mancanza di amore, ciò che spegne la lucerna e imbratta inevitabilmente il nostro abito. A nulla allora servirà vantare superficiali partecipazioni o appartenenze, non potranno essere queste a scusarci dai nostri peccati. L'ammonimento rivolto prevalentemente al popolo eletto, serve anche a noi:ora siamo noi gli invitati alle nozze, noi i prediletti del suo amore, noi i redenti, i salvati, gli attesi alla mensa eterna. La nostra valida risposta è l'amore a Dio e al nostro prossimo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Abba Isaia disse: "La sapienza non consiste nel parlare; la sapienza sta nel sapere in quale momento parlare.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME DEVONO FARE LA SODDISFAZIONE GLI SCOMUNICATI

E allora, se l'abate lo permetterà, sia riammesso in coro al suo posto o a quello che l'abate avrà indicato; ma a patto che non ardisca recitare da solo salmo o lettura o altro nell'oratorio, se non ad un nuovo ordine dell'abate. E a tutte le Ore, mentre sta per terminare l'Opus Dei, si prostri a terra nel posto dove si trova; e così continui a fare la soddisfazione finché l'abate di nuovo non gli comanderà di mettervi fine. Chi invece per colpe leggere è scomunicato solo dalla mensa, faccia la soddisfazione nell'oratorio, prolungandola secondo l'ordine dell'abate, finché egli dia la benedizione e dica: «Basta così!».


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