preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Sono innumerevoli gli autori di immagini, di icone e di scritti che nei secoli hanno tentato di raffigurare Gesù, nel suo volto umano e nei momenti diversi della sua vita tra noi. Tutti sono stati animai da un unico desiderio, quello di far conoscere il vero volto di Gesù, di rispondere all'urgente interrogativo: «Chi è Cristo?». Un'impresa ardua soprattutto tenendo conto che il Signore racchiude in se la natura umana, che lo rende simile ad uno di noi e la natura divina che lo qualifica come figlio di Dio. Oggi lo stesso Gesù ci interpella personalmente rivolgendoci una precisa domanda: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Noi rendiamo più pressante e personalizzata la domanda: «Chi è per Cristo?». Potremmo immaginare una intervista allargata con la schiera dei credenti e no di oggi. Sicuramente avremmo una varietà di risposte e di immagini tutte diverse tra loro, più o meno fedeli alla vera icona di Cristo. È chiaro che la risposta non dovrebbe tendere ad una semplice descrizione dei tratti somatici del Signore Gesù, ma dovrebbe poter dire come egli è presente in noi nella sua realtà divina e umana. Dovremmo saper dire come egli ci abbia coinvolto nella vita e come lo possediamo nella fede. Pietro, con la sua confessione, sicuramente ci è di aiuto. Egli ha potuto affermare «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» per una speciale illuminazione dello Spirito: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.». così il Signore ci dice chiaramente che la sua persona non può essere compresa con il semplice sguardo umano, ma solo con la stessa luce divina. Viene così anche frenata ogni umana presunzione, vengono ammoniti tutti coloro che hanno volute leggere il Cristo come uno dei tanti personaggi della storia. Egli è essenzialmente il Figlio di Dio, il Verbo fatto carne, il redentore del mondo. È poi significativo che Gesù voglia fondare la sua chiesa sulla fede di Pietro, che deve diventare la fede di tutti coloro che vogliono seguirlo sulla via della salvezza: «E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». La roccia su cui poggia la chiesa e per cui sin dal suo nascere viene definita incrollabile è Cristo stesso, egli però l'affida al suo apostolo e ai successori. Possiamo così scoprire che per la vera la vera immagine del Cristo, dobbiamo avere la stessa fede di Pietro, dobbiamo poter affermare con lui che Cristo è il Figlio del Dio vivente.
«Non è ancora perfetta quella preghiera in cui il monaco ha coscienza di sé e del fatto stesso di pregare».
L'UMILTÀ Il settimo gradino dell'umiltà si sale quando il monaco, non solo a parole si dichiara l'ultimo e il più spregevole di tutti, ma si ritiene veramente tale anche nel più profondo del cuore, umiliandosi e dicendo col profeta: «Io sono verme e non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo» (Sal 21,7); «mi sono esaltato e allora sono stato umiliato e confuso» (Sal 87,16 Volg.); e ancora: «Bene per me se sono stato umiliato, perché impari ad obbedirti» (Sal 118,71).
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