Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 14 marzo 2011

Cristo Eucaristia

C'è un momento finale dinanzi al quale il Signore anticipatamente ci pone, che da soli non avremmo potuto mai prevedere o immaginare. Ci trasferisce in un'altra dimensione, quando il Figlio dell'uomo, Cristo Signore, ci si porrà dinanzi come giusto giudice di tutte le genti. Egli vuole anzitutto raccogliere i frutti della redenzione e dare il meritato premio a coloro che gli sono rimasti fedeli, chiama infatti i suoi «Benedetti dal Padre». C'è una inevitabile selezione tra capri e pecore; l'individuazione avviene in base ad un esame sull'amore che abbiamo espresso nei confronti di Cristo o sul rifiuto della sua persona. È interessante costatare come la persona del Cristo s'identifichi con le estreme debolezze degli uomini: tutti noi sin da bambini siamo stati educati alla fede orientata verso l'eucaristia. Sin dalla prima comunione abbiamo fermamente creduto che Gesù si nasconda in un ostia consacrata, la via che egli stesso ha scelto per donarsi totalmente a noi. Non altrettanto è avvenuto nei confronti del Cristo nascosto nell'affamato, nell'assetato, nel forestiero, nell'ignudo, nel malato e nel carcerato. Eppure proprio su questa fede e su questo amore saremmo giudicati e per questo saremo premiati e introdotti nel regno di Dio o cacciati via nel regno dell'odio e della morte. Vuole insegnarci il Signore Gesù sin da ora, che esiste un indissolubile legame tra l'eucaristia sacramentale e quella legata alle estreme povertà degli uomini: li unisce l'elemento essenziale del sacramento che è l'amore legato ai segni: la candida ostia e le miserie umane. Dobbiamo guardare con pari intensità di fede le due eucaristie. Non ci è consentito ricevere il Cristo come cibo e bevanda di salvezza e poi non dare amore concreto allo stesso Cristo nascosto nel povero che incontriamo sulle nostre strade. È lui il povero, l'assetato, il forestiero, il nudo, il malato, il carcerato: «Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». È quindi un dovere consequenziale per noi credenti, inondati gratuitamente dall'amore da Cristo, ridargli amore e gratitudine in coloro nei quali Egli s'identifica, solo così adempiremo il comandamento nuovo, che ci orienta a Dio e al nostro prossimo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Amare è far esistere l'altro, forse è ascoltarlo invece di parlare, ricevere da lui invece di voler dare. Forse egli aspetta che io abbia bisogno di lui».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI

Ai Vespri si cantino ogni giorno quattro salmi, a partire dal 109 fino al 147, eccettuati quelli che si devono utilizzare per altre Ore, cioè dal salmo 117 al 127 e inoltre il 113 e il 142; tutti gli altri si dicano ai Vespri. E poiché verrebbero a mancare tre salmi, si devono dividere della serie suddetta i più lunghi, cioè il 138, il 143 e il 144; invece il salmo 116, dato che è molto breve, si unisca al 115. Stabilito così per i Vespri l'ordine dei salmi, tutto ciò che rimane, cioè la lettura, il responsorio, l'inno, il versetto e il cantico si compia come abbiamo indicato sopra.


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